lunedì 29 settembre 2014
sabato 27 settembre 2014
Un compagno sull'Everest
Smityhthe F.S. ,un alpinista che nel 1933 cercó di scalare il monte Everest,raccontó nel suo resoconto della spedizione di una "presenza amichevole " Che lo seguì per tutta l'impresa.
Durante la scalata ebbe l'impressione che un angelo o un essere celeste l'accompagnasse passo per passo ,vegliando su di lui.
"Pensai che non avrebbe potuto succedermi niente di male.
C'era sempre una presenza a sostenermi nella mia ascesa solitaria sulle rocce ricoperte di neve.
Lo sentivo cosí intensamente che, quando mi fermai a mangiare un pezzo di dolce alla menta ,d'istinto lo divisi in due e mi girai per offrirlo al mio compagno .
Durante la scalata ebbe l'impressione che un angelo o un essere celeste l'accompagnasse passo per passo ,vegliando su di lui.
"Pensai che non avrebbe potuto succedermi niente di male.
C'era sempre una presenza a sostenermi nella mia ascesa solitaria sulle rocce ricoperte di neve.
Lo sentivo cosí intensamente che, quando mi fermai a mangiare un pezzo di dolce alla menta ,d'istinto lo divisi in due e mi girai per offrirlo al mio compagno .
venerdì 26 settembre 2014
l'Illuminato e il Cercatore
Dopo molte vicissitudini, un cercatore di verità trovò finalmente un illuminato che aveva il dono di percepire ciò che è inaccessibile alla maggior parte degli uomini.“Permettimi di seguirti”, gli disse il cercatore, “affinché possa imparare osservando ciò che hai acquisito”.
“Non sarai in grado di sopportarlo”, rispose il saggio, “perché non avrai la pazienza di rimanere in contatto, diligentemente, con la trama degli eventi. Anziché imparare, cercherai di agire in funzione delle apparenze”.
Il cercatore promise che si sarebbe sforzato di esercitare la pazienza e di imparare dagli eventi senza reagire secondo i propri pregiudizi. “Accetto”, disse allora il saggio, “ma a condizione che tu non faccia nessuna domanda nei riguardi di qualsiasi evento, finché non sia io a darti una spiegazione”.
Il cercatore si affrettò a promettere e si misero in cammino.
Erano appena saliti sull’imbarcazione che li avrebbe portati sull’altra riva di un ampio fiume che il saggio fece di nascosto un buco sul fondo della barca. Creando in tal modo una falla, ripagò, almeno in apparenza, i servigi del barcaiolo con un atto distruttivo.
Il cercatore non riuscì a trattenersi: “Ma potrebbero esserci degli annegati; la barca affonderà e andrà perduta! È questo il modo di comportarsi di un uomo buono?”.
“Non ti avevo detto che saresti stato incapace di non saltare alle conclusioni a tutti i costi?”, disse il saggio, tranquillamente.
“Avevo già dimenticato la condizione”, riconobbe il cercatore, chiedendo perdono per la sua dimenticanza. Tuttavia, era molto sconcertato.
Proseguirono il loro viaggio e ben presto entrarono in un paese, dove furono ben accolti e ricevuti dal re, che li invitò a una battuta di caccia. Il giovane figlio del re stava cavalcando davanti al saggio. Non appena il gruppetto rimase isolato dal resto dei partecipanti da una siepe, il saggio disse al cercatore: “Svelto! Seguimi più presto che puoi!”. Afferrò la caviglia del giovane principe e gliela storse; poi, dopo averlo adagiato a terra in mezzo al bosco, lanciò il suo cavallo a briglie sciolte oltre i confini del regno.
Il cercatore era sopraffatto dallo stupore e dal senso di colpa all’idea di essere stato complice di un simile crimine. Torcendosi le mani, esclamò: “Un re ci ha concesso la sua amicizia, ci ha affidato suo figlio, il principe ereditario, e noi lo abbiamo trattato in modo abominevole! Che comportamento è questo? È indegno del più vile degli uomini!”. Il saggio si rivolse al cercatore con queste parole: “Amico, io faccio ciò che devo fare. Tu sei qui come osservatore e questa situazione è già un raro privilegio. Sei giunto a questo stadio, ma non sembra che tu sia capace di trame profitto, perché giudichi tutto partendo da un rigido atteggiamento di pregiudizio. Ancora una volta, ti ricordo la tua promessa”.
“Riconosco che non sarei qui se non fosse per la mia promessa e che sono legato a essa. Ti prego quindi di volermi perdonare ancora una volta. Mi è molto difficile abbandonare quest’abitudine di procedere in base a supposizioni. Se ti pongo ancora una sola domanda, cacciami via”. E proseguirono il loro viaggio.
Giunti alle porte di una grande e prospera città, i viaggiatori chiesero un po’ di cibo, ma nessuno volle dar loro il benché minimo pezzo di pane. In quel posto la carità era sconosciuta e i sacri doveri dell’ospitalità erano stati dimenticati. Contro di loro furono addirittura aizzati dei cani feroci.
Quando ebbero raggiunto la periferia della città, affamati, indeboliti ed assetati, il compagno del cercatore gli disse: “Fermiamoci un po’ qui, vicino a questo muro in rovina, perché dobbiamo ricostruirlo”.
Lavorarono per ore, mescolando il fango, la paglia e l’acqua, finché il muro non fu ricostruito.
Il cercatore era talmente esausto che dimenticò ogni ritegno: “Chi ci pagherà per questo lavoro? Per due volte abbiamo ripagato il bene con il male. Ora ripaghiamo il male con il bene. Sono sfinito e non sono in condizione di proseguire!”.
“Non temere”, disse il saggio, “e ricordati che hai detto che se mi avessi posto ancora una sola domanda, avrei dovuto congedarti. Le nostre strade si dividono qui perché ho molto da fare”.
“Prima di lasciarti ti svelerò il senso di alcune mie azioni, affinché un giorno tu possa, forse, intraprendere di nuovo un simile viaggio”.
“La barca che ho danneggiato è affondata. Ho evitato quindi che venisse confiscata da un tiranno che requisiva tutte le imbarcazioni in previsione di una guerra che stava preparando. Il giovane al quale ho stolto la caviglia ormai non potrà più usurpare il trono, quando sarà grande, e neanche ereditarlo, perché la legge di quel paese prevede che solo chi è privo di infermità può guidare la nazione. In questa città dell’odio vivono due giovani orfani; quando saranno grandi, il muro crollerà di nuovo e porterà alla luce il tesoro che vi è nascosto e che costituisce il loro patrimonio. Saranno abbastanza forti per impossessarsene e riformare l’intera città, perché questo è il loro destino”.
“Ora va’ in pace. Sei congedato”.
“Non sarai in grado di sopportarlo”, rispose il saggio, “perché non avrai la pazienza di rimanere in contatto, diligentemente, con la trama degli eventi. Anziché imparare, cercherai di agire in funzione delle apparenze”.
Il cercatore promise che si sarebbe sforzato di esercitare la pazienza e di imparare dagli eventi senza reagire secondo i propri pregiudizi. “Accetto”, disse allora il saggio, “ma a condizione che tu non faccia nessuna domanda nei riguardi di qualsiasi evento, finché non sia io a darti una spiegazione”.
Il cercatore si affrettò a promettere e si misero in cammino.
Erano appena saliti sull’imbarcazione che li avrebbe portati sull’altra riva di un ampio fiume che il saggio fece di nascosto un buco sul fondo della barca. Creando in tal modo una falla, ripagò, almeno in apparenza, i servigi del barcaiolo con un atto distruttivo.
Il cercatore non riuscì a trattenersi: “Ma potrebbero esserci degli annegati; la barca affonderà e andrà perduta! È questo il modo di comportarsi di un uomo buono?”.
“Non ti avevo detto che saresti stato incapace di non saltare alle conclusioni a tutti i costi?”, disse il saggio, tranquillamente.
“Avevo già dimenticato la condizione”, riconobbe il cercatore, chiedendo perdono per la sua dimenticanza. Tuttavia, era molto sconcertato.
Proseguirono il loro viaggio e ben presto entrarono in un paese, dove furono ben accolti e ricevuti dal re, che li invitò a una battuta di caccia. Il giovane figlio del re stava cavalcando davanti al saggio. Non appena il gruppetto rimase isolato dal resto dei partecipanti da una siepe, il saggio disse al cercatore: “Svelto! Seguimi più presto che puoi!”. Afferrò la caviglia del giovane principe e gliela storse; poi, dopo averlo adagiato a terra in mezzo al bosco, lanciò il suo cavallo a briglie sciolte oltre i confini del regno.
Il cercatore era sopraffatto dallo stupore e dal senso di colpa all’idea di essere stato complice di un simile crimine. Torcendosi le mani, esclamò: “Un re ci ha concesso la sua amicizia, ci ha affidato suo figlio, il principe ereditario, e noi lo abbiamo trattato in modo abominevole! Che comportamento è questo? È indegno del più vile degli uomini!”. Il saggio si rivolse al cercatore con queste parole: “Amico, io faccio ciò che devo fare. Tu sei qui come osservatore e questa situazione è già un raro privilegio. Sei giunto a questo stadio, ma non sembra che tu sia capace di trame profitto, perché giudichi tutto partendo da un rigido atteggiamento di pregiudizio. Ancora una volta, ti ricordo la tua promessa”.
“Riconosco che non sarei qui se non fosse per la mia promessa e che sono legato a essa. Ti prego quindi di volermi perdonare ancora una volta. Mi è molto difficile abbandonare quest’abitudine di procedere in base a supposizioni. Se ti pongo ancora una sola domanda, cacciami via”. E proseguirono il loro viaggio.
Giunti alle porte di una grande e prospera città, i viaggiatori chiesero un po’ di cibo, ma nessuno volle dar loro il benché minimo pezzo di pane. In quel posto la carità era sconosciuta e i sacri doveri dell’ospitalità erano stati dimenticati. Contro di loro furono addirittura aizzati dei cani feroci.
Quando ebbero raggiunto la periferia della città, affamati, indeboliti ed assetati, il compagno del cercatore gli disse: “Fermiamoci un po’ qui, vicino a questo muro in rovina, perché dobbiamo ricostruirlo”.
Lavorarono per ore, mescolando il fango, la paglia e l’acqua, finché il muro non fu ricostruito.
Il cercatore era talmente esausto che dimenticò ogni ritegno: “Chi ci pagherà per questo lavoro? Per due volte abbiamo ripagato il bene con il male. Ora ripaghiamo il male con il bene. Sono sfinito e non sono in condizione di proseguire!”.
“Non temere”, disse il saggio, “e ricordati che hai detto che se mi avessi posto ancora una sola domanda, avrei dovuto congedarti. Le nostre strade si dividono qui perché ho molto da fare”.
“Prima di lasciarti ti svelerò il senso di alcune mie azioni, affinché un giorno tu possa, forse, intraprendere di nuovo un simile viaggio”.
“La barca che ho danneggiato è affondata. Ho evitato quindi che venisse confiscata da un tiranno che requisiva tutte le imbarcazioni in previsione di una guerra che stava preparando. Il giovane al quale ho stolto la caviglia ormai non potrà più usurpare il trono, quando sarà grande, e neanche ereditarlo, perché la legge di quel paese prevede che solo chi è privo di infermità può guidare la nazione. In questa città dell’odio vivono due giovani orfani; quando saranno grandi, il muro crollerà di nuovo e porterà alla luce il tesoro che vi è nascosto e che costituisce il loro patrimonio. Saranno abbastanza forti per impossessarsene e riformare l’intera città, perché questo è il loro destino”.
“Ora va’ in pace. Sei congedato”.
giovedì 25 settembre 2014
Racconto sull'Amore
Raccontano che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli
uomini.
Quando la noia si fu presentata per la terza
volta, la pazzia come sempre un po' folle propose:
"giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un
sopracciglio e la curiosità senza potersi
contenere chiese: "a nascondino? di che si
tratta?" "é un gioco -spiegò la pazzia - in cui io
mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a
1000000 mentre voi vi nascondete, quando avrò
terminato di contare il primo di voi che scopro
prenderà il mio posto per continuare il gioco".
L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato
dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì
per convincere il dubbio e persino l'apatia, alla
quale non interessava mai niente.... però non tutti
vollero partecipare. La verità preferì non
nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la
scoprono? La superbia pensò che fosse un gioco molto
sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che
non fosse stata una sua idea) e la codardia
preferì non arricchirsi.
"uno due tre-cominciò a contare la pazzia.
La prima a nascondersi fu la pigrizia che si
lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò
sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si
nascose all'ombra del trionfo che con le
proprie forze era riuscito a salire sull'albero
più alto. La generosità quasi non riusciva a nascondersi.
Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso
per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago
cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di
un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di
una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una
folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la
generosità finì per nascondersi in un raggio di
sole. L'egoismo, al contrario trovò subito un buon
nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per
sé. La menzogna si nascose sul fondale degli oceani
(non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!).
La passione e il desiderio al centro dei
vulcani. L'oblio....non mi ricordo...dove?
Quando la pazzia arrivò a contare 999999
l'amore non aveva ancora trovato un posto dove
nascondersi poiché li trovava tutti occupati;
finché scorse un cespuglio di rose e alla fine
decise di nascondersi tra i suoi fiori. "un milione!" -
contò la pazzia. E cominciò a cercare. La prima a
comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da
una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo
con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la
passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per
caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse
il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era
fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto
che c'era un nido di vespe. Dopo tanto
camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere
il lago scoprì la bellezza. Con il dubbio le
risultò ancora più facile, giacché lo trovò
seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da
che lato nascondersi.
Alla fine trovò un po' tutti: il talento
nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia,
la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era
già dimenticato che stava giocando a nascondino.
Solo l'amore non le appariva da nessuna parte.
La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni
pietra, sulla cima delle montagne e quando stava
per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e
cominciò a muovere i rami. Quando,
all'improvviso, si udì un grido di dolore: le
spine avevano ferito gli occhi dell'amore! La pazzia non
sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse,
pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli
promise che sarebbe diventata la sua guida.
Da allora, da quando per la prima volta si giocò
a nascondino sulla terra, l'amore e' cieco e la
pazzia sempre lo accompagna....
uomini.
Quando la noia si fu presentata per la terza
volta, la pazzia come sempre un po' folle propose:
"giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un
sopracciglio e la curiosità senza potersi
contenere chiese: "a nascondino? di che si
tratta?" "é un gioco -spiegò la pazzia - in cui io
mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a
1000000 mentre voi vi nascondete, quando avrò
terminato di contare il primo di voi che scopro
prenderà il mio posto per continuare il gioco".
L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato
dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì
per convincere il dubbio e persino l'apatia, alla
quale non interessava mai niente.... però non tutti
vollero partecipare. La verità preferì non
nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la
scoprono? La superbia pensò che fosse un gioco molto
sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che
non fosse stata una sua idea) e la codardia
preferì non arricchirsi.
"uno due tre-cominciò a contare la pazzia.
La prima a nascondersi fu la pigrizia che si
lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò
sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si
nascose all'ombra del trionfo che con le
proprie forze era riuscito a salire sull'albero
più alto. La generosità quasi non riusciva a nascondersi.
Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso
per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago
cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di
un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di
una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una
folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la
generosità finì per nascondersi in un raggio di
sole. L'egoismo, al contrario trovò subito un buon
nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per
sé. La menzogna si nascose sul fondale degli oceani
(non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!).
La passione e il desiderio al centro dei
vulcani. L'oblio....non mi ricordo...dove?
Quando la pazzia arrivò a contare 999999
l'amore non aveva ancora trovato un posto dove
nascondersi poiché li trovava tutti occupati;
finché scorse un cespuglio di rose e alla fine
decise di nascondersi tra i suoi fiori. "un milione!" -
contò la pazzia. E cominciò a cercare. La prima a
comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da
una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo
con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la
passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per
caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse
il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era
fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto
che c'era un nido di vespe. Dopo tanto
camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere
il lago scoprì la bellezza. Con il dubbio le
risultò ancora più facile, giacché lo trovò
seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da
che lato nascondersi.
Alla fine trovò un po' tutti: il talento
nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia,
la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era
già dimenticato che stava giocando a nascondino.
Solo l'amore non le appariva da nessuna parte.
La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni
pietra, sulla cima delle montagne e quando stava
per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e
cominciò a muovere i rami. Quando,
all'improvviso, si udì un grido di dolore: le
spine avevano ferito gli occhi dell'amore! La pazzia non
sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse,
pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli
promise che sarebbe diventata la sua guida.
Da allora, da quando per la prima volta si giocò
a nascondino sulla terra, l'amore e' cieco e la
pazzia sempre lo accompagna....
mercoledì 24 settembre 2014
L'Asino e il Pozzo
L'asino ed il pozzo
Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne.
L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente,il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo.
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo.
L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto.
Il contadino, incuriosito, guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.
In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.
MORALE :
La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra.
Sopratutto se sarai dentro ad un pozzo.
Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra.
Ricorda le cinque regole per essere felice:
1- Libera il tuo cuore dall'odio
2- Libera la tua mente dalle preoccupazioni.
3- Semplifica la tua vita.
4- Dà di più e aspettati meno.
5- Ama di più e... accetta la terra che ti tirano addosso, poiché
essa può costituire la soluzione e non il problema.
Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne.
L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente,il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo.
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo.
L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto.
Il contadino, incuriosito, guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.
In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.
MORALE :
La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra.
Sopratutto se sarai dentro ad un pozzo.
Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra.
Ricorda le cinque regole per essere felice:
1- Libera il tuo cuore dall'odio
2- Libera la tua mente dalle preoccupazioni.
3- Semplifica la tua vita.
4- Dà di più e aspettati meno.
5- Ama di più e... accetta la terra che ti tirano addosso, poiché
essa può costituire la soluzione e non il problema.
Il Fiume
Sul fondo di un fiume, una classe di pesciolini ascoltava il
maestro che spiegava il pericolo rappresentato dagli ami, e
tutti disegnavano degli ami in modo da essere in grado di
riconoscerli. Ebbene, uno dei pesciolini, annoiato da quella
lezione, scivolò fuori dalla classe per andare a passeggio.
Improvvisamente, scorse un piccolo verme che si agitava
nell’acqua, e siccome cominciava ad aver fame, si precipitò ad
afferrarlo. Sentì allora qualcosa penetrargli violentemente
nella gola. Dibattendosi, riuscì a sfuggire, ma in quale stato!
Ritornò a scuola mogio mogio, si avvicinò al maestro e promise
che in futuro sarebbe stato più attento.
«Oh, – direte voi – è una storia per bambini!» Sì, ma quanti
adulti non sono più ragionevoli di quel pesciolino! Fanno solo
di testa loro, credendo di poter fare a meno delle lezioni dei
saggi. Con una simile mentalità si espongono al rischio di
essere presi ad ogni sorta di ami, ma avranno anch’essi la
fortuna di poter sfuggire?
maestro che spiegava il pericolo rappresentato dagli ami, e
tutti disegnavano degli ami in modo da essere in grado di
riconoscerli. Ebbene, uno dei pesciolini, annoiato da quella
lezione, scivolò fuori dalla classe per andare a passeggio.
Improvvisamente, scorse un piccolo verme che si agitava
nell’acqua, e siccome cominciava ad aver fame, si precipitò ad
afferrarlo. Sentì allora qualcosa penetrargli violentemente
nella gola. Dibattendosi, riuscì a sfuggire, ma in quale stato!
Ritornò a scuola mogio mogio, si avvicinò al maestro e promise
che in futuro sarebbe stato più attento.
«Oh, – direte voi – è una storia per bambini!» Sì, ma quanti
adulti non sono più ragionevoli di quel pesciolino! Fanno solo
di testa loro, credendo di poter fare a meno delle lezioni dei
saggi. Con una simile mentalità si espongono al rischio di
essere presi ad ogni sorta di ami, ma avranno anch’essi la
fortuna di poter sfuggire?
Molto bella....è vero...è una favola...ma la vita può diventare tale se il seme dell'amore germogliasse in ogni essere umano...
La Fuga
Un giorno, un uomo ricevette un messaggio. "Non puoi più fuggire", gli diceva, "di fronte al tuo compito di essere te stesso sino in fondo".
L'uomo lo attendeva da tempo, quel messaggio, e anche se talvolta aveva anelato che gli pervenisse, aveva poi fatto di tutto per sfuggirgli: cambiato identità, mutato dimora, addirittura alterato i tratti del suo volto.
Ora si trovava con le spalle al muro. C'era però qualcuno, lo sapeva, che poteva aiutarlo: un vecchio dagli occhi di ghiaccio dei cui poteri molti, con volti obliqui e parole spezzate, narravano magnificenze. Lo aveva visto alcune volte sulle banchine del porto e i loro sguardi si erano incrociati, fondendosi per un attimo.
L'uomo incontrò il vecchio alla radice del molo, intento a rappezzare una montagna di reti. Gli spiegò il suo problema. Forse lui conosceva una via di fuga?
Gli occhi di ghiaccio assentirono. Ed una voce, corrosa dal tempo, così gli parlò:
"Quel che tu chiedi ti costerà la tua anima. Sei disposto a cedermela? "
L'uomo esitò. Il prezzo era davvero altissimo. Poi, disse di sì. Senz'anima, pensò, la sua fuga gli sarebbe stata facilitata.
"Per fuggire il messaggio", gli disse il vecchio, "c'è un'unica via: raggiungere altre terre, altre dimensioni. Ti preparerò la strada questa notte. Vedi questo molo? Al calar del buio lo farò prolungare, per te, sino all'altra sponda. Dovrai correre, poiché essa è lontana e va raggiunta prima dell'alba".
Spentosi il giorno, l'uomo salutò per un'ultima volta il suo villaggio e, raggiunta la testata del molo, dove ammiccava una lanterna rossa, proseguì di corsa il suo cammino.
Ignorava come ciò potesse accadere. Una sorta di foschia, traforata ogni tanto da una luna storta e gialla come il cappello di un fungo velenoso, gli si spianava davanti spingendo a lato invisibili ostacoli. Il pensiero di doversi trovare a faccia a faccia con se stesso, nel grande occhio della verità - pensiero privo d'aria, di spazio e di respiro - dava alla sua corsa un impulso feroce. Correre lontano da sé significava fare come quei gabbiani neri che, con gemiti infantili, lo affiancavano a tratti nel cammino. "Oh, essere come loro inesistenti e fatui!" pensava l'uomo, piangendo forse di rabbia, di stanchezza o di rimorso: "Oppure con un'ala sola, come sono sempre stati i miei pensieri!".
Il molo pareva non avesse fine, la corsa termine, la notte aurora. Invece ecco, al primo margine dell'alba, comparire ad un tratto un lume.
E dietro al lume, alla fine della corsa, il suo villaggio, che lo guardava come se non lo avesse mai visto.
Di fronte a sé l'uomo vide a pochi passi, come in attesa, una figura inquietante e famigliare. Si avvicinò e la riconobbe.
Era lui stesso: vuoto e senz'anima.
Perché sempre, in fondo a ogni fuga, troviamo ciò che abbiamo fuggito. E sempre, nella fuga, perdiamo l'essenza di noi stessi.
L'uomo lo attendeva da tempo, quel messaggio, e anche se talvolta aveva anelato che gli pervenisse, aveva poi fatto di tutto per sfuggirgli: cambiato identità, mutato dimora, addirittura alterato i tratti del suo volto.
Ora si trovava con le spalle al muro. C'era però qualcuno, lo sapeva, che poteva aiutarlo: un vecchio dagli occhi di ghiaccio dei cui poteri molti, con volti obliqui e parole spezzate, narravano magnificenze. Lo aveva visto alcune volte sulle banchine del porto e i loro sguardi si erano incrociati, fondendosi per un attimo.
L'uomo incontrò il vecchio alla radice del molo, intento a rappezzare una montagna di reti. Gli spiegò il suo problema. Forse lui conosceva una via di fuga?
Gli occhi di ghiaccio assentirono. Ed una voce, corrosa dal tempo, così gli parlò:
"Quel che tu chiedi ti costerà la tua anima. Sei disposto a cedermela? "
L'uomo esitò. Il prezzo era davvero altissimo. Poi, disse di sì. Senz'anima, pensò, la sua fuga gli sarebbe stata facilitata.
"Per fuggire il messaggio", gli disse il vecchio, "c'è un'unica via: raggiungere altre terre, altre dimensioni. Ti preparerò la strada questa notte. Vedi questo molo? Al calar del buio lo farò prolungare, per te, sino all'altra sponda. Dovrai correre, poiché essa è lontana e va raggiunta prima dell'alba".
Spentosi il giorno, l'uomo salutò per un'ultima volta il suo villaggio e, raggiunta la testata del molo, dove ammiccava una lanterna rossa, proseguì di corsa il suo cammino.
Ignorava come ciò potesse accadere. Una sorta di foschia, traforata ogni tanto da una luna storta e gialla come il cappello di un fungo velenoso, gli si spianava davanti spingendo a lato invisibili ostacoli. Il pensiero di doversi trovare a faccia a faccia con se stesso, nel grande occhio della verità - pensiero privo d'aria, di spazio e di respiro - dava alla sua corsa un impulso feroce. Correre lontano da sé significava fare come quei gabbiani neri che, con gemiti infantili, lo affiancavano a tratti nel cammino. "Oh, essere come loro inesistenti e fatui!" pensava l'uomo, piangendo forse di rabbia, di stanchezza o di rimorso: "Oppure con un'ala sola, come sono sempre stati i miei pensieri!".
Il molo pareva non avesse fine, la corsa termine, la notte aurora. Invece ecco, al primo margine dell'alba, comparire ad un tratto un lume.
E dietro al lume, alla fine della corsa, il suo villaggio, che lo guardava come se non lo avesse mai visto.
Di fronte a sé l'uomo vide a pochi passi, come in attesa, una figura inquietante e famigliare. Si avvicinò e la riconobbe.
Era lui stesso: vuoto e senz'anima.
Perché sempre, in fondo a ogni fuga, troviamo ciò che abbiamo fuggito. E sempre, nella fuga, perdiamo l'essenza di noi stessi.
Il Libro
Un giovane rampollo di una famiglia agiata era arrivato alla vigilia della laurea. Tra i parenti e i conoscenti c'era l'abitudine, da parte dei genitori, di regalare un'automobile al neo laureato.
Il giovane e il padre visitarono perciò i migliori autosaloni della città e alla fine trovarono l'auto perfetta.
Il giovane era sicuro di trovarla, scintillante e con il serbatoio pieno, davanti alla porta di casa il giorno della sospirata laurea.
Enorme fu la sua delusione, quando, il giorno fatidico, il padre gli venne incontro sorridendo, ma... con un libro in mano. Una Bibbia.
Il giovane scagliò via rabbiosamente il libro e da quel giorno non rivolse più la parola al padre. Dopo qualche mese trovò un lavoro in una città lontana.
Lo riportò a casa la notizia della morte del padre.
La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania del padre trovò la Bibbia che il padre gli aveva regalato.
In preda ad un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era posata sulla copertina dei libro e lo aprì. Scoprì tra le pagine un assegno, datato il giorno della sua laurea e con l'importo esatto dell'automobile che aveva scelto.
Un libro sigillato, inutile e polveroso per molti. Eppure tra le sue pagine è celato ciò che da sempre desideriamo.
Il giovane e il padre visitarono perciò i migliori autosaloni della città e alla fine trovarono l'auto perfetta.
Il giovane era sicuro di trovarla, scintillante e con il serbatoio pieno, davanti alla porta di casa il giorno della sospirata laurea.
Enorme fu la sua delusione, quando, il giorno fatidico, il padre gli venne incontro sorridendo, ma... con un libro in mano. Una Bibbia.
Il giovane scagliò via rabbiosamente il libro e da quel giorno non rivolse più la parola al padre. Dopo qualche mese trovò un lavoro in una città lontana.
Lo riportò a casa la notizia della morte del padre.
La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania del padre trovò la Bibbia che il padre gli aveva regalato.
In preda ad un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era posata sulla copertina dei libro e lo aprì. Scoprì tra le pagine un assegno, datato il giorno della sua laurea e con l'importo esatto dell'automobile che aveva scelto.
Un libro sigillato, inutile e polveroso per molti. Eppure tra le sue pagine è celato ciò che da sempre desideriamo.
martedì 23 settembre 2014
Il Narratore
C'era una volta un narratore. Viveva povero, ma senza preoccupazioni, felice di niente, con la testa sempre piena di sogni. Ma il mondo intorno gli pareva grigio, brutale, arido di cuore, malato d'anima. E ne soffriva.
Un mattino, mentre attraversava una piazza assolata, gli venne un'idea. "E se raccontassi loro delle storie? Potrei raccontare il sapore della bontà e dell'amore, li porterei sicuramente alla felicità". Salì su una panchina e cominciò a raccontare ad alta voce. Anziani, donne, bambini, si fermarono un attimo ad ascoltarlo, poi si voltarono e proseguirono per la loro strada.
Il narratore, ben sapendo che non si può cambiare il mondo in un giorno, non si scoraggiò. Il giorno dopo tornò nel medesimo luogo e di nuovo lanciò al vento le più commoventi parole del suo cuore. Nuovamente della gente si fermò, ma meno del giorno prima. Qualcuno rise di lui. Qualche altro lo trattò da pazzo. Ma lui continuò imperterrito a narrare.
Ostinato, tornò ogni giorno sulla piazza per parlare alla gente, offrire i suoi racconti d'amore e di meraviglie. Ma i curiosi si fecero rari, e ben presto si ritrovò a parlare solo alle nubi e alle ombre frettolose dei passanti che lo sfioravano appena. Ma non rinunciò.
Scoprì che non sapeva e non desiderava far altro che raccontare le sue storie, anche se non interessavano a nessuno. Cominciò a narrarle ad occhi chiusi, per il solo piacere di sentirle, senza preoccuparsi di essere ascoltato. La gente lo lasciò solo dietro le palpebre chiuse.
Passarono cosi degli anni. Una sera d'inverno, mentre raccontava una storia prodigiosa nel crepuscolo indifferente, sentì che qualcuno lo tirava per la manica. Apri gli occhi e vide un ragazzo. Il ragazzo gli fece una smorfia beffarda:
"Non vedi che nessuno ti ascolta, non ti ha mai ascoltato e non ti ascolterà mai? Perché diavolo vuoi perdere così il tuo tempo?".
"Amo i miei simili" rispose il narratore. "Per questo mi è venuto voglia di renderli felici". Il ragazzo ghignò: "Povero pazzo, lo sono diventati?".
"No" rispose il narratore, scuotendo la testa.
"Perché ti ostini allora?" domandò il ragazzo preso da una improvvisa compassione.
"Continuo a raccontare. E racconterò fino alla morte. Un tempo era per cambiare il mondo". Tacque, poi il suo sguardo si illuminò.
E disse ancora: "Oggi racconto perché il mondo non cambi me".
"Dio è dentro il nostro cuore per dirti che devi essere bravo" scrive una bambina nel quaderno di catechismo.
La catechista le domanda: "E se una bambina non lo ascolta?".
La bambina sgrana gli occhi e risponde tranquilla: "Oh, lui ripete".
Per questo ostinatamente, nonostante tutto, anche Dio continua a raccontare la sua storia.
Un mattino, mentre attraversava una piazza assolata, gli venne un'idea. "E se raccontassi loro delle storie? Potrei raccontare il sapore della bontà e dell'amore, li porterei sicuramente alla felicità". Salì su una panchina e cominciò a raccontare ad alta voce. Anziani, donne, bambini, si fermarono un attimo ad ascoltarlo, poi si voltarono e proseguirono per la loro strada.
Il narratore, ben sapendo che non si può cambiare il mondo in un giorno, non si scoraggiò. Il giorno dopo tornò nel medesimo luogo e di nuovo lanciò al vento le più commoventi parole del suo cuore. Nuovamente della gente si fermò, ma meno del giorno prima. Qualcuno rise di lui. Qualche altro lo trattò da pazzo. Ma lui continuò imperterrito a narrare.
Ostinato, tornò ogni giorno sulla piazza per parlare alla gente, offrire i suoi racconti d'amore e di meraviglie. Ma i curiosi si fecero rari, e ben presto si ritrovò a parlare solo alle nubi e alle ombre frettolose dei passanti che lo sfioravano appena. Ma non rinunciò.
Scoprì che non sapeva e non desiderava far altro che raccontare le sue storie, anche se non interessavano a nessuno. Cominciò a narrarle ad occhi chiusi, per il solo piacere di sentirle, senza preoccuparsi di essere ascoltato. La gente lo lasciò solo dietro le palpebre chiuse.
Passarono cosi degli anni. Una sera d'inverno, mentre raccontava una storia prodigiosa nel crepuscolo indifferente, sentì che qualcuno lo tirava per la manica. Apri gli occhi e vide un ragazzo. Il ragazzo gli fece una smorfia beffarda:
"Non vedi che nessuno ti ascolta, non ti ha mai ascoltato e non ti ascolterà mai? Perché diavolo vuoi perdere così il tuo tempo?".
"Amo i miei simili" rispose il narratore. "Per questo mi è venuto voglia di renderli felici". Il ragazzo ghignò: "Povero pazzo, lo sono diventati?".
"No" rispose il narratore, scuotendo la testa.
"Perché ti ostini allora?" domandò il ragazzo preso da una improvvisa compassione.
"Continuo a raccontare. E racconterò fino alla morte. Un tempo era per cambiare il mondo". Tacque, poi il suo sguardo si illuminò.
E disse ancora: "Oggi racconto perché il mondo non cambi me".
"Dio è dentro il nostro cuore per dirti che devi essere bravo" scrive una bambina nel quaderno di catechismo.
La catechista le domanda: "E se una bambina non lo ascolta?".
La bambina sgrana gli occhi e risponde tranquilla: "Oh, lui ripete".
Per questo ostinatamente, nonostante tutto, anche Dio continua a raccontare la sua storia.
L’equinozio d’autunno, oggi video
L’equinozio d’autunno – avvenuto alle 4:29 del mattino – segna la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Insomma un anno se ne va, come dicevano quelli. Come capita con le altre stagioni, anche l’autunno inizia in seguito a un evento astronomico ben preciso: ogni anno ci sono due equinozi e due solstizi, che si alternano tra loro.
– Autunno e Primavera iniziano nel giorno dell’equinozio, quando cioè la durata del dì e della notte è uguale (poi, certo, ci sono in ballo altre variabili);
– Estate e Inverno, invece, iniziano nel giorno del solstizio, nel quale le ore di luce in un dì sono al loro massimo (estate) o al loro minimo (inverno).
A loro volta, equinozi e solstizi (e durate del dì e della notte) sono determinati dalla posizione della Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, cioè il movimento che il nostro Pianeta compie girando intorno alla sua stella di riferimento. L’equinozio corrisponde ai momento in cui il Sole si trova all’intersezione del piano dell’equatore celeste (la proiezione dell’equatore sulla sfera celeste) e quello dell’eclittica (il percorso apparente del Sole nel cielo). Al solstizio invece il Sole a mezzogiorno è alla massima o minima altezza rispetto all’orizzonte.
L’equinozio d’autunno, come quello primaverile e i due solstizi, avvengono in un istante preciso, che è quello in cui astronomicamente inizia la stagione successiva (e quindi non in un giorno completo): quell’istante può variare di anno in anno sull’arco di un paio di giorni a causa della diversa durata dell’anno solare e di quello del calendario (la stessa ragione degli anni bisestili). In Italia, tra il 20 e il 21 marzo la primavera, tra il 20 e il 21 giugno l’estate, tra il 22 e il 23 settembre l’autunno, tra il 21 e il 22 dicembre l’inverno.
Oltre alle stagioni astronomiche, ci sono anche le stagioni meteorologiche: iniziano in anticipo di una ventina di giorni rispetto a solstizi ed equinozi, e durano sempre tre mesi. Indicano, con maggiore precisione, i periodi in cui si verificano le variazioni climatiche annuali, specialmente alle medie latitudini con climi temperati.
Insomma, buon autunno
Fonte Il Post
– Autunno e Primavera iniziano nel giorno dell’equinozio, quando cioè la durata del dì e della notte è uguale (poi, certo, ci sono in ballo altre variabili);
– Estate e Inverno, invece, iniziano nel giorno del solstizio, nel quale le ore di luce in un dì sono al loro massimo (estate) o al loro minimo (inverno).
A loro volta, equinozi e solstizi (e durate del dì e della notte) sono determinati dalla posizione della Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, cioè il movimento che il nostro Pianeta compie girando intorno alla sua stella di riferimento. L’equinozio corrisponde ai momento in cui il Sole si trova all’intersezione del piano dell’equatore celeste (la proiezione dell’equatore sulla sfera celeste) e quello dell’eclittica (il percorso apparente del Sole nel cielo). Al solstizio invece il Sole a mezzogiorno è alla massima o minima altezza rispetto all’orizzonte.
L’equinozio d’autunno, come quello primaverile e i due solstizi, avvengono in un istante preciso, che è quello in cui astronomicamente inizia la stagione successiva (e quindi non in un giorno completo): quell’istante può variare di anno in anno sull’arco di un paio di giorni a causa della diversa durata dell’anno solare e di quello del calendario (la stessa ragione degli anni bisestili). In Italia, tra il 20 e il 21 marzo la primavera, tra il 20 e il 21 giugno l’estate, tra il 22 e il 23 settembre l’autunno, tra il 21 e il 22 dicembre l’inverno.
Oltre alle stagioni astronomiche, ci sono anche le stagioni meteorologiche: iniziano in anticipo di una ventina di giorni rispetto a solstizi ed equinozi, e durano sempre tre mesi. Indicano, con maggiore precisione, i periodi in cui si verificano le variazioni climatiche annuali, specialmente alle medie latitudini con climi temperati.
Insomma, buon autunno
Fonte Il Post
Vita e Amore
Ricordati...
Che bisogna vivere per capire
E' immergendoti nella difficoltà,
è bagnando le ossa e la pelle
dell'esperienza a volte cruda,
solo così si può sentire palpitare il cuore del mondo
"il legno forte non cresce negli agi".
Ogni sofferenza,
ogni stato di apatia è preludio di una conoscenza,
porta in grembo la forza della "possibilità".
Ricordati se soffri non è per sofferenza gratuita,
la sofferenza è un regalo
che ti viene fatto per scoprire qualcosa,
per salire di un gradino,
per salire quel gradino che ti permette
di gustarti il panorama!!
Ricorda quanto ti piacciono le montagne,
sali lì in alto guardi,
e ti senti più vicina agli angeli e a Dio!
Ricorda, la tua vita e le opportunità che hai
sono il meglio del mondo,
sta a te alzarti e affrontare quel meglio
affrontalo con forza e sii felice!!
Non dimenticarti, siamo anime,
anime che hanno deciso di incarnarsi
e di evolvere, migliorare, e ricorda che qui,
questa terra è popolata da altre anime
che devono evolvere, c'è chi sbaglierà ancora,
c'è chi capirà, c'è chi dovrà tornarci ancora
e ancora più volte..
per comprendere,
per avere consapevolezza di quel battito del cuore
del mondo se stai in silenzio
e annulli i tuoi sensi,
lascia che la tua anima ascolti, è una melodia,
la melodia dell'amore, che ha un suono..
e tu l'hai sentito e... lo senti!!
Lo senti bimba, lo senti!
Ti chiamano bambina,
ma tu bambina un giorno sarai madre
e guarderai con occhi di bambina i tuoi figli
Lotta, lotta questa è sempre stata la tua natura
un angelo che ci ha sempre rotto le scatole per lottare,
lotta per te, per la tua essenza e lotta per gli altri,
perché guardino sicuri all'avvenire.
Lotta per un semplice sorriso,
lotta per una stretta di mano,
lotta per un "si",
lotta per un solco dove poter seminare,
lotta per una sola rondine che deve volare,
lotta per la vita,
per quel germoglio che diventerà ramo e darà i suoi frutti
ricorda anche Gesù aveva paura,
ma era consapevole della grandezza di ciò per cui lottava,
lottava per la vita ed ha lottato con l'unica arma vincente:
l'amore!
Anche le statistiche ce lo dimostrano
evidenziando come l'amore sia l'unica arma..
ma noi chiudiamo gli occhi, perché?
E un giorno diremo..
"Eppure ce l'avevamo davanti agli occhi ogni santo giorno..
ma non volevamo vedere!!
Non volevamo vedere che l'amore
è ciò che ci rende realmente felici, ciò che siamo!".
E ricordatevi,
non abbiate paura di amare,
è la sola cosa che ti può salvare,
che ci può sorreggere che ci porta verso la luce,
che ci fa salire di un gradino.
E' l'amore che vince sempre
La vita è fatta di priorità
trova la tua priorità più grande e vivi per quella priorità,
altrimenti perderai per strada l'essenziale,
inseguendo false chimere portate dal tempo.
Prendi in mano la tua vita e vivila nel profondo.
"Corri corri a perdifiato contro la corrente che trascina,
infrangi la marea di chi ti porta in giù,
distruggi le barriere dell'indifferenza,
sorridi a chi non sa che la vita non si ferma mai
Anche nei giorni tristi la vita è amore,
anche tra le bufere la vita è amore,
utta la vita è un dono canta per lei, canta per lei"
Così intona una canzone che tanto porti nel cuore,
non devi aver paura di fermarti un attimo ad aspettare
aspetta, prenditi il tuo tempo,
il tuo tempo non è quello della fretta,
della rabbia o della paura, se hai una difficoltà..
siediti, fai silenzio intorno a te e dentro di te,
una dolce musica giungerà al tuo orecchio:
è la consapevolezza
Quella consapevolezza che tinge
i tuoi occhi di lacrime
ogni volta che ne percepisci il profumo.
Notti scure a volte ti sembra di vivere
ma non perdere mai il sereno,
perché se ci sono le nuvole nel tuo cuore
non potrai gustarti l'alba.
Riparati dalle nuvole che passano
qualvolta sopra il tuo cuore ed aspetta,
non aver paura di aspettare.
Siediti in quell'angolino piuttosto vicino alla siepe
ad aspettare, tanta gente passerà,
avrai il dubbio di doverla seguire,
ma tu aspetta, non aver paura di aspettare,
quando sarà il momento però, alzati
sicuro di te,
senza indugio e sali in quell'autobus
che aveva come capolinea..
quell'angolo, piuttosto vicino alla siepe
dove tu, aspettando, eri seduto.
Dio non ti da le persone che vuoi: Lui ti da le persone di cui hai bisogno per aiutarti, per ferirti, per lasciarti, per amarti e per farti diventare la persona che eri desinata ad essere.
Che bisogna vivere per capire
E' immergendoti nella difficoltà,
è bagnando le ossa e la pelle
dell'esperienza a volte cruda,
solo così si può sentire palpitare il cuore del mondo
"il legno forte non cresce negli agi".
Ogni sofferenza,
ogni stato di apatia è preludio di una conoscenza,
porta in grembo la forza della "possibilità".
Ricordati se soffri non è per sofferenza gratuita,
la sofferenza è un regalo
che ti viene fatto per scoprire qualcosa,
per salire di un gradino,
per salire quel gradino che ti permette
di gustarti il panorama!!
Ricorda quanto ti piacciono le montagne,
sali lì in alto guardi,
e ti senti più vicina agli angeli e a Dio!
Ricorda, la tua vita e le opportunità che hai
sono il meglio del mondo,
sta a te alzarti e affrontare quel meglio
affrontalo con forza e sii felice!!
Non dimenticarti, siamo anime,
anime che hanno deciso di incarnarsi
e di evolvere, migliorare, e ricorda che qui,
questa terra è popolata da altre anime
che devono evolvere, c'è chi sbaglierà ancora,
c'è chi capirà, c'è chi dovrà tornarci ancora
e ancora più volte..
per comprendere,
per avere consapevolezza di quel battito del cuore
del mondo se stai in silenzio
e annulli i tuoi sensi,
lascia che la tua anima ascolti, è una melodia,
la melodia dell'amore, che ha un suono..
e tu l'hai sentito e... lo senti!!
Lo senti bimba, lo senti!
Ti chiamano bambina,
ma tu bambina un giorno sarai madre
e guarderai con occhi di bambina i tuoi figli
Lotta, lotta questa è sempre stata la tua natura
un angelo che ci ha sempre rotto le scatole per lottare,
lotta per te, per la tua essenza e lotta per gli altri,
perché guardino sicuri all'avvenire.
Lotta per un semplice sorriso,
lotta per una stretta di mano,
lotta per un "si",
lotta per un solco dove poter seminare,
lotta per una sola rondine che deve volare,
lotta per la vita,
per quel germoglio che diventerà ramo e darà i suoi frutti
ricorda anche Gesù aveva paura,
ma era consapevole della grandezza di ciò per cui lottava,
lottava per la vita ed ha lottato con l'unica arma vincente:
l'amore!
Anche le statistiche ce lo dimostrano
evidenziando come l'amore sia l'unica arma..
ma noi chiudiamo gli occhi, perché?
E un giorno diremo..
"Eppure ce l'avevamo davanti agli occhi ogni santo giorno..
ma non volevamo vedere!!
Non volevamo vedere che l'amore
è ciò che ci rende realmente felici, ciò che siamo!".
E ricordatevi,
non abbiate paura di amare,
è la sola cosa che ti può salvare,
che ci può sorreggere che ci porta verso la luce,
che ci fa salire di un gradino.
E' l'amore che vince sempre
La vita è fatta di priorità
trova la tua priorità più grande e vivi per quella priorità,
altrimenti perderai per strada l'essenziale,
inseguendo false chimere portate dal tempo.
Prendi in mano la tua vita e vivila nel profondo.
"Corri corri a perdifiato contro la corrente che trascina,
infrangi la marea di chi ti porta in giù,
distruggi le barriere dell'indifferenza,
sorridi a chi non sa che la vita non si ferma mai
Anche nei giorni tristi la vita è amore,
anche tra le bufere la vita è amore,
utta la vita è un dono canta per lei, canta per lei"
Così intona una canzone che tanto porti nel cuore,
non devi aver paura di fermarti un attimo ad aspettare
aspetta, prenditi il tuo tempo,
il tuo tempo non è quello della fretta,
della rabbia o della paura, se hai una difficoltà..
siediti, fai silenzio intorno a te e dentro di te,
una dolce musica giungerà al tuo orecchio:
è la consapevolezza
Quella consapevolezza che tinge
i tuoi occhi di lacrime
ogni volta che ne percepisci il profumo.
Notti scure a volte ti sembra di vivere
ma non perdere mai il sereno,
perché se ci sono le nuvole nel tuo cuore
non potrai gustarti l'alba.
Riparati dalle nuvole che passano
qualvolta sopra il tuo cuore ed aspetta,
non aver paura di aspettare.
Siediti in quell'angolino piuttosto vicino alla siepe
ad aspettare, tanta gente passerà,
avrai il dubbio di doverla seguire,
ma tu aspetta, non aver paura di aspettare,
quando sarà il momento però, alzati
sicuro di te,
senza indugio e sali in quell'autobus
che aveva come capolinea..
quell'angolo, piuttosto vicino alla siepe
dove tu, aspettando, eri seduto.
Dio non ti da le persone che vuoi: Lui ti da le persone di cui hai bisogno per aiutarti, per ferirti, per lasciarti, per amarti e per farti diventare la persona che eri desinata ad essere.
La Piccola Anima e il Sole ( Seconda Parte )
Solo allora la Piccola Anima si rese conto che si era radunata una grande folla.
Tanti altri suoni simili erano arrivati da ogni angolo del Regno
perche' si era sparsa la voce di quella straordinaria
conversazione con Dio e tutti volevano ascoltare.
Osservando le innumerevoli altre anime radunate li' intorno,
non pote' fare a meno di dare ragione al Creatore.
Nessuna appariva meno meravigliosa, meno magnifica o meno perfetta.
Tale era il prodigio di quello spettacolo, e tanta era la Luce
che si sprigionava tutt'attorno, che la Piccola Anima
riusciva a malapena a tenere lo sguardo fisso sulla moltitudine.
"Chi, dunque, dovrebbe essere perdonato?" torno' alla carica Dio.
"Accidenti, mi sa proprio che non mi divertiro'!
Mi sarebbe tanto piaciuto essere Colui Che Perdona.
Volevo sapere come ci si sente a essere speciali in quel senso."
La Piccola Anima capi', in quel momento, che cosa di prova
a essere tristi.
Ma un'Anima Amica si fede avanti tra la folla e disse:
"Non te la prendere, io ti aiutero'."
"Dici davvero? Ma che cosa puoi fare?"
"Ecco, posso offrirti qualcuno da perdonare!"
"Tu puoi..."
"Certo! Posso venire nella tua prossima vita e fare qualcosa
che ti consentira' di dimostrare la tua indulgenza."
"Ma perche'? Per quale motivo?" chiese la Piccola Anima.
"Sei un Essere di suprema perfezione! Puoi vibrare a una velocita'
cosi' grande da creare una Luce tanto splendente
da impedirmi quasi di guardarti!
Che cosa mai potrebbe indurti a rallentare le tue vibrazioni
fino a offuscarla? Che cosa potrebbe spingere te
-che sei in grado di danzare in cima alle stelle
e viaggiare per il Regno alla velocita' del pensiero-
a calarti nella mia vita e divenire tanto pesante da compiere
questo atto malvagio?"
"E' semplice", spiego' l'Anima Amica, "perche' ti voglio bene."
Sentendo quella risposta, lo stupore invase la Piccola Anima.
"Non essere tanto meravigliato, Piccola Anima.
Tu hai fatto lo stesso per me. Davvero non ricordi?
Oh, abbiamo danzato insieme molte volte, tu e io.
Nel corso di tutte le eta' del mondo e di ogni periodo storico,
abbiamo ballato.
Abbiamo giocato per tutto l'arco del tempo e in molti luoghi.
Solo che non te ne rammenti.
"Entrambi siamo stati Tutto. Siamo stati Su e Giu',
la Sinistra e la Destra, il Qui e il La', l'Adesso e il Poi;
e anche maschio e femmina, bene e male:
siamo ambedue stati la vittima e l'oppressore.
Ci siamo incontrati spesso, tu e io, in passato;
e ognuno ha offerto all'altro l'esatta e perfetta opportunita'
di Esprimersi e di Fare Esperienza di Cio' che Siamo in Realta'."
"E quindi", continuo' a spiegare l'Anima Amica,
io verro' nella tua prossima vita e, questa volta, saro' il "cattivo".
Commetterò nei tuoi confronti qualcosa di veramente terribile,
e allora riuscirai a provare come ci si sente nei panni
di Colui Che Perdona".
"Ma che cosa farai", domando' la Piccola Anima,
leggermente a disagio, "da risultare tanto tremendo?"
"Oh", rispose l'Anima Amica strizzando l'occhio,
"ci faremo venire qualche bella idea".
Poi soggiunse a voce bassa:
"Sai, tu hai ragione riguardo a una cosa".
"E quale sarebbe?"
"Dovro' diminuire alquanto le mie vibrazioni, e aumentare
a dismisura il mio peso per commettere questa brutta cosa.
Mi tocchera' fingere di essere cio' che non sono.
E quindi, ti chiedo in cambio un favore."
"Oh, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa!" grido' la Piccola Anima,
che intanto ballava e cantava.
"Riusciro' a perdonare, riusciro' a perdonare!"
Poi si rese conto del silenzio dell'Anima Amica e allora chiese:
"Che cosa posso fare per te? Sei davvero un angelo,
sei cosi' disponibile ad accontentarmi!"
"E' naturale che sia un angelo!" li interruppe Dio.
"Ognuno di voi lo e'! E rammentatelo sempre:
Io vi ho mandato solo angeli."
A quel punto la Piccola Anima senti' ancora piu' forte il desiderio
di esaudire la richiesta e chiese di nuovo:
"Che cosa posso fare per te?"
"Quando ti colpiro' e ti maltrattero', nell'attimo in cui commettero'
la cosa peggiore che tu possa immaginare,
in quello stesso istante ..."
"Si? Si..."
"Dovrai rammentare Chi Sono in Realta'", concluse l'Anima Amica
gravemente.
"Oh, ma lo faro'!" esclamo' la Piccola Anima, "lo prometto!
Ti ricordero' sempre cosi' come sei qui, in questo momento!"
"Bene", commento' l'Anima Amica, "perche', vedi, dopo che
avro' finto con tanta fatica, avro' dimenticato chi sono.
E se non mi ricorderai per come sono, potrei non rammentarmelo
per un sacco di tempo.
Se mi scordassi Chi Sono, tu potresti addirittura dimenticare
Chi Sei, e saremo perduti entrambi.
E allora avremmo bisogno di un'altra anima che venisse
in nostro soccorso per rammentarci Chi Siamo."
"No, questo non accadra'!" promise la Piccola Anima.
"Io ti ricordero'! E ti ringraziero' per avermi fatto questo dono:
l'opportunita' di provare Chi Sono."
Quindi, l'accordo fu fatto.
E la Piccola Anima ando' verso una nuova vita,
felice di essere la Luce e raggiante per la parte
che aveva conquistato, la Capacita' di Perdonare.
Attese con ansia ogni momento in cui avrebbe potuto fare
questa esperienza per ringraziare l'anima che
con il suo amore l'aveva resa possibile.
E in tutti gli istanti di quella nuova vita,
ogni qualvolta compariva una nuova anima a portare
gioia o tristezza -specialmente tristezza-
ricordava quello che aveva detto Dio. "Rammentatelo sempre",
aveva affermato con un sorriso,
"Io vi ho mandato solo angeli".
Tanti altri suoni simili erano arrivati da ogni angolo del Regno
perche' si era sparsa la voce di quella straordinaria
conversazione con Dio e tutti volevano ascoltare.
Osservando le innumerevoli altre anime radunate li' intorno,
non pote' fare a meno di dare ragione al Creatore.
Nessuna appariva meno meravigliosa, meno magnifica o meno perfetta.
Tale era il prodigio di quello spettacolo, e tanta era la Luce
che si sprigionava tutt'attorno, che la Piccola Anima
riusciva a malapena a tenere lo sguardo fisso sulla moltitudine.
"Chi, dunque, dovrebbe essere perdonato?" torno' alla carica Dio.
"Accidenti, mi sa proprio che non mi divertiro'!
Mi sarebbe tanto piaciuto essere Colui Che Perdona.
Volevo sapere come ci si sente a essere speciali in quel senso."
La Piccola Anima capi', in quel momento, che cosa di prova
a essere tristi.
Ma un'Anima Amica si fede avanti tra la folla e disse:
"Non te la prendere, io ti aiutero'."
"Dici davvero? Ma che cosa puoi fare?"
"Ecco, posso offrirti qualcuno da perdonare!"
"Tu puoi..."
"Certo! Posso venire nella tua prossima vita e fare qualcosa
che ti consentira' di dimostrare la tua indulgenza."
"Ma perche'? Per quale motivo?" chiese la Piccola Anima.
"Sei un Essere di suprema perfezione! Puoi vibrare a una velocita'
cosi' grande da creare una Luce tanto splendente
da impedirmi quasi di guardarti!
Che cosa mai potrebbe indurti a rallentare le tue vibrazioni
fino a offuscarla? Che cosa potrebbe spingere te
-che sei in grado di danzare in cima alle stelle
e viaggiare per il Regno alla velocita' del pensiero-
a calarti nella mia vita e divenire tanto pesante da compiere
questo atto malvagio?"
"E' semplice", spiego' l'Anima Amica, "perche' ti voglio bene."
Sentendo quella risposta, lo stupore invase la Piccola Anima.
"Non essere tanto meravigliato, Piccola Anima.
Tu hai fatto lo stesso per me. Davvero non ricordi?
Oh, abbiamo danzato insieme molte volte, tu e io.
Nel corso di tutte le eta' del mondo e di ogni periodo storico,
abbiamo ballato.
Abbiamo giocato per tutto l'arco del tempo e in molti luoghi.
Solo che non te ne rammenti.
"Entrambi siamo stati Tutto. Siamo stati Su e Giu',
la Sinistra e la Destra, il Qui e il La', l'Adesso e il Poi;
e anche maschio e femmina, bene e male:
siamo ambedue stati la vittima e l'oppressore.
Ci siamo incontrati spesso, tu e io, in passato;
e ognuno ha offerto all'altro l'esatta e perfetta opportunita'
di Esprimersi e di Fare Esperienza di Cio' che Siamo in Realta'."
"E quindi", continuo' a spiegare l'Anima Amica,
io verro' nella tua prossima vita e, questa volta, saro' il "cattivo".
Commetterò nei tuoi confronti qualcosa di veramente terribile,
e allora riuscirai a provare come ci si sente nei panni
di Colui Che Perdona".
"Ma che cosa farai", domando' la Piccola Anima,
leggermente a disagio, "da risultare tanto tremendo?"
"Oh", rispose l'Anima Amica strizzando l'occhio,
"ci faremo venire qualche bella idea".
Poi soggiunse a voce bassa:
"Sai, tu hai ragione riguardo a una cosa".
"E quale sarebbe?"
"Dovro' diminuire alquanto le mie vibrazioni, e aumentare
a dismisura il mio peso per commettere questa brutta cosa.
Mi tocchera' fingere di essere cio' che non sono.
E quindi, ti chiedo in cambio un favore."
"Oh, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa!" grido' la Piccola Anima,
che intanto ballava e cantava.
"Riusciro' a perdonare, riusciro' a perdonare!"
Poi si rese conto del silenzio dell'Anima Amica e allora chiese:
"Che cosa posso fare per te? Sei davvero un angelo,
sei cosi' disponibile ad accontentarmi!"
"E' naturale che sia un angelo!" li interruppe Dio.
"Ognuno di voi lo e'! E rammentatelo sempre:
Io vi ho mandato solo angeli."
A quel punto la Piccola Anima senti' ancora piu' forte il desiderio
di esaudire la richiesta e chiese di nuovo:
"Che cosa posso fare per te?"
"Quando ti colpiro' e ti maltrattero', nell'attimo in cui commettero'
la cosa peggiore che tu possa immaginare,
in quello stesso istante ..."
"Si? Si..."
"Dovrai rammentare Chi Sono in Realta'", concluse l'Anima Amica
gravemente.
"Oh, ma lo faro'!" esclamo' la Piccola Anima, "lo prometto!
Ti ricordero' sempre cosi' come sei qui, in questo momento!"
"Bene", commento' l'Anima Amica, "perche', vedi, dopo che
avro' finto con tanta fatica, avro' dimenticato chi sono.
E se non mi ricorderai per come sono, potrei non rammentarmelo
per un sacco di tempo.
Se mi scordassi Chi Sono, tu potresti addirittura dimenticare
Chi Sei, e saremo perduti entrambi.
E allora avremmo bisogno di un'altra anima che venisse
in nostro soccorso per rammentarci Chi Siamo."
"No, questo non accadra'!" promise la Piccola Anima.
"Io ti ricordero'! E ti ringraziero' per avermi fatto questo dono:
l'opportunita' di provare Chi Sono."
Quindi, l'accordo fu fatto.
E la Piccola Anima ando' verso una nuova vita,
felice di essere la Luce e raggiante per la parte
che aveva conquistato, la Capacita' di Perdonare.
Attese con ansia ogni momento in cui avrebbe potuto fare
questa esperienza per ringraziare l'anima che
con il suo amore l'aveva resa possibile.
E in tutti gli istanti di quella nuova vita,
ogni qualvolta compariva una nuova anima a portare
gioia o tristezza -specialmente tristezza-
ricordava quello che aveva detto Dio. "Rammentatelo sempre",
aveva affermato con un sorriso,
"Io vi ho mandato solo angeli".
lunedì 22 settembre 2014
Alcune Parole sull'Amore
L’amore nacque dal bisogno di amare.
Egli, di nulla mancante e completo a se stesso
Amò ed ama malgrado egli fosse Unico, Tutto,
e non necessiti di alcunché.
Egli ama, e ama soltanto. Non chiede altro,
se non di amare e basta. Chiede d’amare e
non tanto o alquanto prima di essere amato,ma
di lasciarci amare!C’è più bisogno e prima
di farsi amare che d’amare!
Non ci rimprovera tanto di non amare
quanto più invece quando non ci facciamo
amare prima. Non puoi riempire un otre
se prima la tua vite non è piena del buon vino
del Vignaiolo!
Non si trova il coraggio di amare
Se non dopo aver trovato prima quello di farsi amare.
E’ un dire sì avente le braccia aperte,
un cuore arreso e tanta fiducia
In Chi ogni cosa è possibile,perché ciò che per noi è impossibile,quando
Egli lo rende fattibile, mentre per noi sarà un miracolo (Ro.8:3,4)
per lui sarà ancora una volta un gesto d’amore
perché avremo trovato il coraggio (Osea 2:14)(Lamentaz.3:28)
di farci amare.
E’ nella misura che ci facciamo amare che
saremo capaci di amare!
In silenzio, da soli, o forse non più da soli quando saremo da soli(Is.1:18)
con Lui e per Lui, pur di amare!
Allora sì che testimonieremo
di essere stati amati da Lui,che lo avremmo conosciuto,di essere stati
con Lui e che siamo da Lui stati chiamati ad amare!
Dio è amore, e nel conoscere quest’amore
e nel metterlo
in pratica sta la nostra Salvezza.
L’Amore, è quando ti senti pronto
a tutto per tutti, come lo fu Cristo per noi!
Niuno impegno è più importante di quello che sai che valga
la pena di dover vivere, rinunciare, e per esso arrivare finanche
a morire sapendo che il final guadagno è di stimabile valore
più della perdita iniziale.
Esso sarà un gesto d’amore per chi lo farai!
Egli, di nulla mancante e completo a se stesso
Amò ed ama malgrado egli fosse Unico, Tutto,
e non necessiti di alcunché.
Egli ama, e ama soltanto. Non chiede altro,
se non di amare e basta. Chiede d’amare e
non tanto o alquanto prima di essere amato,ma
di lasciarci amare!C’è più bisogno e prima
di farsi amare che d’amare!
Non ci rimprovera tanto di non amare
quanto più invece quando non ci facciamo
amare prima. Non puoi riempire un otre
se prima la tua vite non è piena del buon vino
del Vignaiolo!
Non si trova il coraggio di amare
Se non dopo aver trovato prima quello di farsi amare.
E’ un dire sì avente le braccia aperte,
un cuore arreso e tanta fiducia
In Chi ogni cosa è possibile,perché ciò che per noi è impossibile,quando
Egli lo rende fattibile, mentre per noi sarà un miracolo (Ro.8:3,4)
per lui sarà ancora una volta un gesto d’amore
perché avremo trovato il coraggio (Osea 2:14)(Lamentaz.3:28)
di farci amare.
E’ nella misura che ci facciamo amare che
saremo capaci di amare!
In silenzio, da soli, o forse non più da soli quando saremo da soli(Is.1:18)
con Lui e per Lui, pur di amare!
Allora sì che testimonieremo
di essere stati amati da Lui,che lo avremmo conosciuto,di essere stati
con Lui e che siamo da Lui stati chiamati ad amare!
Dio è amore, e nel conoscere quest’amore
e nel metterlo
in pratica sta la nostra Salvezza.
L’Amore, è quando ti senti pronto
a tutto per tutti, come lo fu Cristo per noi!
Niuno impegno è più importante di quello che sai che valga
la pena di dover vivere, rinunciare, e per esso arrivare finanche
a morire sapendo che il final guadagno è di stimabile valore
più della perdita iniziale.
Esso sarà un gesto d’amore per chi lo farai!
domenica 21 settembre 2014
La Piccola Anima e il Sole
C'era una volta, in un luogo fuori dal tempo, una Piccola Anima
che disse a Dio: "Io so chi sono!"
"Ma e' meraviglioso! E dimmi, chi sei?" chiese il Creatore.
"Sono la Luce!"
Il volto di Dio si illumino' di un grande sorriso.
"E' proprio vero! Tu sei la Luce."
La Piccola Anima si senti' tanto felice, perche' aveva finalmente
scoperto quello che tutti i suoi simili nel Regno avrebbero
dovuto immaginare.
"Oh", mormoro', "e' davvero fantastico!"
Ben presto pero', sapere chi era non fu piu' sufficiente.
Sentiva crescere dentro di se' una certa agitazione,
perche' voleva essere cio' che era.
Torno' quindi da Dio (un'idea niente male per chiunque desideri
essere Chi E' in Realta') e, dopo aver esordito con un:
"Ciao, Dio!" domando': "Adesso che so Chi Sono, va bene se lo sono?"
E Lui rispose: "Intendi dire che vuoi essere Chi Sei Gia'?"
"Beh, una cosa e' saperlo, ma quanto a esserlo veramente...
Insomma, io voglio capire come ci si sente nell'essere la Luce!"
"Ma tu sei la Luce", ripete' Dio, sorridendo di nuovo.
"Si, ma voglio scoprire che cosa si prova!"
piagnucolo' la Piccola Anima.
"Eh, gia'" ammise il Creatore nascondendo a malapena una risatina,
"avrei dovuto immaginarmelo.
Hai sempre avuto un grande spirito d'avventura."
Poi cambio' espressione.
"Pero', pero'... C'e' un problemino.."
"Di che si tratta?"
"Ebbene, non c'e' altro che Luce. Vedi io ho creato solo cio' che sei e,
di conseguenza, non posso suggerirti nulla per sentire Chi Sei,
perche' non c'e' niente che tu non sia."
"Ehh?" balbetto' la Piccola Anima,
che a quel punto faceva fatica a seguirlo.
"Mettiamola in questo modo", spiego' Dio. "Tu sei come una candela
nel Sole. Oh, esisti, indubbiamente. In mezzo a milioni di miliardi
di altre candele che tutte insieme lo rendono cio' che e'.
E il sole non sarebbe il Sole senza di te.
Senza una delle sue fiammelle rimarrebbe una semplice stella...
perche' non risulterebbe altrettanto splendente.
E, dunque, la domanda e' questa:
Come fare a riconoscersi nella Luce quando se ne e' circondati ?"
"Ehi", protesto' la Piccola Anima, "il Creatore sei tu. Escogita una soluzione !"
Lui sorrise di nuovo. "L'ho gia' trovata", affermo'.
"Dal momento che non riesci a vederti come Luce quando sei dentro la luce,
verrai sommerso dalle tenebre."
"E che cosa sarebbero queste tenebre"
"Sono cio' che tu non sei" fu la Sua risposta.
"Mi faranno paura?"
"Solo se sceglierai di lasciarti intimorire", lo tranquillizzo' Dio.
"In effetti, non esiste nulla di cui avere paura, a meno che non sia tu
a decidere altrimenti.
Vedi, siamo noi a inventarci tutto. A lavorare di fantasia."
"Ah, se e' cosi'..." fece un sospiro di sollievo la Piccola Anima.
Poi Dio prosegui' spiegando che si arriva alla percezione delle cose
quando ci appare il loro esatto opposto.
"E questa e' una vera benedizione", affermo', "perche', se cosi' non fosse,
tu non riusciresti a distinguerle.
Non capiresti che cos'e' il Caldo senza il Freddo, ne' che cos'e'
Su se non ci fosse Giu', ne' Veloce senza Lento.
Non sapresti che cos'e' la Destra in mancanza della Sinistra,
e neppure che cosa sono Qui e Adesso, se non ci fossero La' e Poi.
Percio' - concluse - quando le tenebre saranno ovunque,
non dovrai agitare i pugni e maledirle.
Sii piuttosto un fulgore nel buio e non farti prendere dalla collera.
Allora saprai Chi Sei in Realta', e anche tutti gli altri lo sapranno.
Fa' che la tua Luce risplenda al punto da mostrare a chiunque
quanto sei speciale!"
"Intendi dire che non e' sbagliato fare in modo che gli altri
capiscano il mio valore?" chiese la Piccola Anima.
"Ma naturalmente!" ridacchio' Dio.
"E' sicuramente un bene! Rammenta, pero', che
non significa .
Tutti sono speciali, ognuno a modo proprio!
Tuttavia, molti lo hanno dimenticato. Capiranno che e' buona cosa
esserlo nel momento in cui lo comprenderai tu."
"Davvero?" esclamo' la Piccola Anima danzando,
saltellando e ridendo di gioia.
"Posso essere speciale quanto voglio?"
"Oh, si, e puoi iniziare fin da ora", rispose il Creatore
che danzava, saltellava e rideva a Sua volta.
"In che modo ti va di esserlo?"
"In che modo? Non capisco."
"Beh", suggerì Dio, "essere la Luce non ha altri significati,
ma l'essere speciali puo' essere interpretato in vari modi.
Lo si e' quando si e' teneri, o quando si e' gentili, o creativi.
E ancora, si e' speciali quando ci si dimostra pazienti.
Ti vengono in mente altri esempi?"
La Piccola Anima rimase seduta per qualche istante a riflettere.
"Ne ho trovati un sacco!" esclamo' infine.
"Rendersi utili, e condividere le esperienze, e comportarsi
da buoni amici.
Essere premurosi nei confronti del prossimo.
Ecco, questi sono modi per essere speciali!".
"Si!" ammise Dio, "e tu puoi sceglierli tutti, o trovare qualsiasi
altro modo per essere speciale che ti vada a genio, in ogni momento.
Ecco che cosa significa essere la Luce."
"So cosa voglio essere, io so cosa voglio essere!" annuncio' la Piccola Anima
sprizzando felicita' da tutti i pori.
E ho deciso che scegliero' quella parte che viene chiamata
. Non e' forse speciale essere indulgenti?
"Oh, certo", assicuro' Dio. "E' molto speciale."
"Va bene, e' proprio quello che voglio essere.
Voglio saper perdonare.
Voglio Fare Esperienza in questo modo."
"C'e' una cosa pero' che dovresti sapere."
La Piccola Anima fu quasi sul punto di perdere la pazienza.
Sembrava ci fosse sempre qualche complicazione.
"Che c'e' ancora?" ribatte' con un sospiro.
"Non c'e' nessuno da perdonare", disse Dio.
"Nessuno?" Era difficile credere a cio' che aveva appena udito.
"Nessuno", ripete' il Creatore. "Tutto cio' che ho creato e' perfetto.
Non esiste anima che sia meno perfetta di te. Guardati attorno."
che disse a Dio: "Io so chi sono!"
"Ma e' meraviglioso! E dimmi, chi sei?" chiese il Creatore.
"Sono la Luce!"
Il volto di Dio si illumino' di un grande sorriso.
"E' proprio vero! Tu sei la Luce."
La Piccola Anima si senti' tanto felice, perche' aveva finalmente
scoperto quello che tutti i suoi simili nel Regno avrebbero
dovuto immaginare.
"Oh", mormoro', "e' davvero fantastico!"
Ben presto pero', sapere chi era non fu piu' sufficiente.
Sentiva crescere dentro di se' una certa agitazione,
perche' voleva essere cio' che era.
Torno' quindi da Dio (un'idea niente male per chiunque desideri
essere Chi E' in Realta') e, dopo aver esordito con un:
"Ciao, Dio!" domando': "Adesso che so Chi Sono, va bene se lo sono?"
E Lui rispose: "Intendi dire che vuoi essere Chi Sei Gia'?"
"Beh, una cosa e' saperlo, ma quanto a esserlo veramente...
Insomma, io voglio capire come ci si sente nell'essere la Luce!"
"Ma tu sei la Luce", ripete' Dio, sorridendo di nuovo.
"Si, ma voglio scoprire che cosa si prova!"
piagnucolo' la Piccola Anima.
"Eh, gia'" ammise il Creatore nascondendo a malapena una risatina,
"avrei dovuto immaginarmelo.
Hai sempre avuto un grande spirito d'avventura."
Poi cambio' espressione.
"Pero', pero'... C'e' un problemino.."
"Di che si tratta?"
"Ebbene, non c'e' altro che Luce. Vedi io ho creato solo cio' che sei e,
di conseguenza, non posso suggerirti nulla per sentire Chi Sei,
perche' non c'e' niente che tu non sia."
"Ehh?" balbetto' la Piccola Anima,
che a quel punto faceva fatica a seguirlo.
"Mettiamola in questo modo", spiego' Dio. "Tu sei come una candela
nel Sole. Oh, esisti, indubbiamente. In mezzo a milioni di miliardi
di altre candele che tutte insieme lo rendono cio' che e'.
E il sole non sarebbe il Sole senza di te.
Senza una delle sue fiammelle rimarrebbe una semplice stella...
perche' non risulterebbe altrettanto splendente.
E, dunque, la domanda e' questa:
Come fare a riconoscersi nella Luce quando se ne e' circondati ?"
"Ehi", protesto' la Piccola Anima, "il Creatore sei tu. Escogita una soluzione !"
Lui sorrise di nuovo. "L'ho gia' trovata", affermo'.
"Dal momento che non riesci a vederti come Luce quando sei dentro la luce,
verrai sommerso dalle tenebre."
"E che cosa sarebbero queste tenebre"
"Sono cio' che tu non sei" fu la Sua risposta.
"Mi faranno paura?"
"Solo se sceglierai di lasciarti intimorire", lo tranquillizzo' Dio.
"In effetti, non esiste nulla di cui avere paura, a meno che non sia tu
a decidere altrimenti.
Vedi, siamo noi a inventarci tutto. A lavorare di fantasia."
"Ah, se e' cosi'..." fece un sospiro di sollievo la Piccola Anima.
Poi Dio prosegui' spiegando che si arriva alla percezione delle cose
quando ci appare il loro esatto opposto.
"E questa e' una vera benedizione", affermo', "perche', se cosi' non fosse,
tu non riusciresti a distinguerle.
Non capiresti che cos'e' il Caldo senza il Freddo, ne' che cos'e'
Su se non ci fosse Giu', ne' Veloce senza Lento.
Non sapresti che cos'e' la Destra in mancanza della Sinistra,
e neppure che cosa sono Qui e Adesso, se non ci fossero La' e Poi.
Percio' - concluse - quando le tenebre saranno ovunque,
non dovrai agitare i pugni e maledirle.
Sii piuttosto un fulgore nel buio e non farti prendere dalla collera.
Allora saprai Chi Sei in Realta', e anche tutti gli altri lo sapranno.
Fa' che la tua Luce risplenda al punto da mostrare a chiunque
quanto sei speciale!"
"Intendi dire che non e' sbagliato fare in modo che gli altri
capiscano il mio valore?" chiese la Piccola Anima.
"Ma naturalmente!" ridacchio' Dio.
"E' sicuramente un bene! Rammenta, pero', che
non significa .
Tutti sono speciali, ognuno a modo proprio!
Tuttavia, molti lo hanno dimenticato. Capiranno che e' buona cosa
esserlo nel momento in cui lo comprenderai tu."
"Davvero?" esclamo' la Piccola Anima danzando,
saltellando e ridendo di gioia.
"Posso essere speciale quanto voglio?"
"Oh, si, e puoi iniziare fin da ora", rispose il Creatore
che danzava, saltellava e rideva a Sua volta.
"In che modo ti va di esserlo?"
"In che modo? Non capisco."
"Beh", suggerì Dio, "essere la Luce non ha altri significati,
ma l'essere speciali puo' essere interpretato in vari modi.
Lo si e' quando si e' teneri, o quando si e' gentili, o creativi.
E ancora, si e' speciali quando ci si dimostra pazienti.
Ti vengono in mente altri esempi?"
La Piccola Anima rimase seduta per qualche istante a riflettere.
"Ne ho trovati un sacco!" esclamo' infine.
"Rendersi utili, e condividere le esperienze, e comportarsi
da buoni amici.
Essere premurosi nei confronti del prossimo.
Ecco, questi sono modi per essere speciali!".
"Si!" ammise Dio, "e tu puoi sceglierli tutti, o trovare qualsiasi
altro modo per essere speciale che ti vada a genio, in ogni momento.
Ecco che cosa significa essere la Luce."
"So cosa voglio essere, io so cosa voglio essere!" annuncio' la Piccola Anima
sprizzando felicita' da tutti i pori.
E ho deciso che scegliero' quella parte che viene chiamata
. Non e' forse speciale essere indulgenti?
"Oh, certo", assicuro' Dio. "E' molto speciale."
"Va bene, e' proprio quello che voglio essere.
Voglio saper perdonare.
Voglio Fare Esperienza in questo modo."
"C'e' una cosa pero' che dovresti sapere."
La Piccola Anima fu quasi sul punto di perdere la pazienza.
Sembrava ci fosse sempre qualche complicazione.
"Che c'e' ancora?" ribatte' con un sospiro.
"Non c'e' nessuno da perdonare", disse Dio.
"Nessuno?" Era difficile credere a cio' che aveva appena udito.
"Nessuno", ripete' il Creatore. "Tutto cio' che ho creato e' perfetto.
Non esiste anima che sia meno perfetta di te. Guardati attorno."
Bellissima storia di Neale Donald Walsch
L'Universo
L'Universo appare come uno spazio incredibilmente vasto, all'interno del quale si muovono corpi celesti (quali stelle, pianeti, asteroidi, etc.), che ruotano tutti su se stessi e attorno ad altri corpi o ammassi (sistemi composti da più corpi) celesti.Per molto tempo si è creduto che lo spazio fra un corpo celeste ed un'altro fosse vuoto, oggi è noto che ciò non è vero. L'apparente vuoto è in realtà costituito da un pieno composto da elementi energetici, quali la radiazione di fondo e le onde gravitazionali.
Ciò convalida quanto affermato per secoli dai filosofi, ovvero che "Essere è, Non Essere non è, perché se fosse, sarebbe". In altre parole nell'Esistenza Universale non vi è spazio per la non esistenza, per cui uno spazio assolutamente vuoto (Nulla, Non Essere) non può farne parte.
Inoltre, i progressi scientifici in questo campo, sopratutto quelli effettuati negli ultimi decenni, hanno dimostrato che le differenze tra gli oggetti sensibili (materiali) non sono altro che apparenti.
Infatti, osservando la struttura atomica di elementi in apparenza molto diversi, si può notare che sono composti non solo degli stessi elementi (elettroni, protoni e neutroni), ma, entrando ancora più in profondità, che anche questi ultimi, alla fine, non sono altro che aggregati particolari di una Componente Energetica (Vibrazione, AUM) unitaria che sta alla base del Tutto.
Si può, quindi, affermare, senza tema di smentita, che, come l'acqua, il ghiaccio ed il vapore sono diversi stati di aggregazione di un'unico elemento, tutto ciò che possiamo vedere e toccare, unitamente a tutto ciò che sappiamo esistere ma che sfugge ai nostri sensi, non è altro che il frutto dell'aggregazione (presenza più o meno densa) di un unico elemento basilare (Energia).
Questa Energia, nell'ambito dell'Esistenza Universale, presenta caratteristiche molto particolari: Indistruttibilità (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma), Moto Perpetuo (Eterno Divenire), possibilità di assumere le forme più disparate, Vitalità .....
Esistono però due forme di energia, una positiva (che conosciamo direttamente e di cui siamo noi stessi costituiti), che sta alla base della materia e di tutto l'Universo visibile, ed una negativa, che sta alla base dell'antimateria, che, ritengo, si trovi quasi esclusivamente concentrata in un numero indefinitamente grande di punti particolari, noti come Buchi Neri, che sono i veri e propri motori dell'Universo.
Ciò convalida quanto affermato per secoli dai filosofi, ovvero che "Essere è, Non Essere non è, perché se fosse, sarebbe". In altre parole nell'Esistenza Universale non vi è spazio per la non esistenza, per cui uno spazio assolutamente vuoto (Nulla, Non Essere) non può farne parte.
Inoltre, i progressi scientifici in questo campo, sopratutto quelli effettuati negli ultimi decenni, hanno dimostrato che le differenze tra gli oggetti sensibili (materiali) non sono altro che apparenti.
Infatti, osservando la struttura atomica di elementi in apparenza molto diversi, si può notare che sono composti non solo degli stessi elementi (elettroni, protoni e neutroni), ma, entrando ancora più in profondità, che anche questi ultimi, alla fine, non sono altro che aggregati particolari di una Componente Energetica (Vibrazione, AUM) unitaria che sta alla base del Tutto.
Si può, quindi, affermare, senza tema di smentita, che, come l'acqua, il ghiaccio ed il vapore sono diversi stati di aggregazione di un'unico elemento, tutto ciò che possiamo vedere e toccare, unitamente a tutto ciò che sappiamo esistere ma che sfugge ai nostri sensi, non è altro che il frutto dell'aggregazione (presenza più o meno densa) di un unico elemento basilare (Energia).
Questa Energia, nell'ambito dell'Esistenza Universale, presenta caratteristiche molto particolari: Indistruttibilità (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma), Moto Perpetuo (Eterno Divenire), possibilità di assumere le forme più disparate, Vitalità .....
Esistono però due forme di energia, una positiva (che conosciamo direttamente e di cui siamo noi stessi costituiti), che sta alla base della materia e di tutto l'Universo visibile, ed una negativa, che sta alla base dell'antimateria, che, ritengo, si trovi quasi esclusivamente concentrata in un numero indefinitamente grande di punti particolari, noti come Buchi Neri, che sono i veri e propri motori dell'Universo.
sabato 20 settembre 2014
Piccolo Principe
In quel momento apparve la volpe."Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe che si voltò ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino…".
"Sono la volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me" gli propose il piccolo principe "sono talmente triste…".
"Non posso giocare con te" disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire addomesticare?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire addomesticare?"
"Gli uomini" disse la volpe "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "sulla terra si vedono cose di ogni sorta…".
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa: " Su un altro pianeta?"
"Sì"
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Niente è perfetto" sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io dò la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore …..addomesticami", disse.
"Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
"In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Allora non ci hai guadagnato niente!"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano"; soggiunse: "Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo". "Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse. "Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
"Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
Piccolo Principe
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe che si voltò ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino…".
"Sono la volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me" gli propose il piccolo principe "sono talmente triste…".
"Non posso giocare con te" disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire addomesticare?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire addomesticare?"
"Gli uomini" disse la volpe "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "sulla terra si vedono cose di ogni sorta…".
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa: " Su un altro pianeta?"
"Sì"
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Niente è perfetto" sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io dò la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore …..addomesticami", disse.
"Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
"In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Allora non ci hai guadagnato niente!"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano"; soggiunse: "Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo". "Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse. "Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
"Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
Piccolo Principe
venerdì 19 settembre 2014
La Sfinge
La Sfinge di Giza ha testa umana e corpo leonino. La fusione dei due elementi, zoomorfo e umano, in una scultura a tuttofondo di dimensioni colossali è ancora oscuro e non esiste neppure un documento sul suo significato religioso. Forse, nel suo aspetto di leone accucciato, doveva vegliare sul complesso funerario delle piramidi, ma non sono mancate altre interpretazioni riguardo alla sua funzione e alcuni dubbi per quanto riguarda la sua datazione. Fu davvero un monumento voluto da Chefren, del quale tradizionalmente le vengono attribuiti i lineamenti del volto? E' un'interpretazione del dio Harakhty (Horo all'orizzonte) come decisero, mille anni dopo la sua costruzione gli "archeologi" di allora? Quando è stata fatta la Sfinge? Testa e corpo sono della stessa epoca? Basandosi sul deterioramento del corpo, alcuni studiosi hanno attribuito alla Sfinge ben 8000 anni in più di quelli "dichiarati": l'erosione della statua non sarebbe dipesa dal vento o dalle tempeste di sabbia, ma dall'acqua piovana che avrebbe investito il millenario colosso durante il periodo postglaciale, dal 10500 a.C. Chefren sarebbe allora solo il restauratore del monumento al quale, con l'occasione, avrebbe dato la sua faccia. Questa data 10500 a.C., che fa spostare decisamente indietro le lancette della storia e presupporre l'esistenza di una civiltà evoluta molti millenni prima di quella egiziana piace ad altri ricercatori che fin dal 1979 hanno aperto un'interminabile querelle con le autorità egiziane proprio sui misteri della Sfinge. Ammesso che veramente sia stata costruita in quella data lontana, perchè è stata voluta proprio li a Giza? La risposta è nel cielo. La Sfinge ha la stessa forma della costellazione del Leone: basta guardare un qualsiasi manuale di astrologia per accorgersene. Ora, nel 10500 a. C. il Sole sorgeva proprio nella costellazione del Leone così che la Sfinge - costruita con lo sguardo rivolto verso est - nel giorno dell'equinozio di primavera di quell'anno vedeva sorgere, dietro il Sole, la costellazione del Leone, cioè se stessa. Tutto ciò, naturalmente, non dimostra scientificamente che la Sfinge sia stata costruita 8000 anni prima di quanto stabilito dalla tradizione, ma per alcuni è un'ipotesi valida quanto quella che attribuisce l'opera a Chefren. Per quale ragione egli l'avrebbe posizionata a oriente, dandole inoltre la forma di una costellazione che la Sfinge non "vedeva" più da molti secoli? Vista con gli occhi delle stelle, la Sfinge ci appare come un orologio millenario le cui lancette indicano un'epoca misteriosa: quel 10500 a.C. che ritorna ossessivamente negli studi sulle piramidi.
La Natura Autunno
La natura quella luce che circonda il mondo e profumo che inebria le strade quel colore che disegna le foglie con i colori caldi dell’autunno sentieri che conducono nei folti boschi quel sole pallido che filtra attraverso i rami secchi e spogli sotto i passi quella musica di foglie ormai scricchiolanti tra la nebbia intravvedo il monte e il campanile del paese con le sue campane cade la pioggia lasciando gocce sulle foglie e steli cammino ascoltando il vento che scompiglia i capelli e i rami spazzando via il cumulo di foglie al lato del sentiero di campagna.
Claudia
Claudia
giovedì 18 settembre 2014
Prometti a Te Stesso
Prometti a te stessodi essere cosi' forte che nulla potra' disturbare
la serenita' della tua mente.
Prometti a te stesso
di parlare di bonta', bellezza, amore
ad ogni persona che incontri;
di far sentire a tutti i tuoi amici
che c'e' qualcosa di grande in loro;
di guardare il lato bello di ogni cosa e
di lottare perche' il tuo ottimismo diventi realta':
Prometti a te stesso
di pensare solo al meglio,
di lavorare solo per il meglio,
di aspettarti solo il meglio,
di essere entusiasta del successo degli altri
come lo sei del tuo.
Prometti a te stesso
di dimenticare gli errori del passato
per guardare a quanto di grande puoi fare in futuro;
di essere sereno in ogni circostanza,
di regalare un sorriso ad ogni creatura che incontri;
di dedicare cosi' tanto tempo a migliorare il tuo carattere,
da non avere tempo per criticare gli altri.
Prometti a te stesso
di essere troppo nobile per l'ira,
troppo forte per la paura,
troppo felice per lasciarti vincere dal dolore
(Christian L.Larson)
la serenita' della tua mente.
Prometti a te stesso
di parlare di bonta', bellezza, amore
ad ogni persona che incontri;
di far sentire a tutti i tuoi amici
che c'e' qualcosa di grande in loro;
di guardare il lato bello di ogni cosa e
di lottare perche' il tuo ottimismo diventi realta':
Prometti a te stesso
di pensare solo al meglio,
di lavorare solo per il meglio,
di aspettarti solo il meglio,
di essere entusiasta del successo degli altri
come lo sei del tuo.
Prometti a te stesso
di dimenticare gli errori del passato
per guardare a quanto di grande puoi fare in futuro;
di essere sereno in ogni circostanza,
di regalare un sorriso ad ogni creatura che incontri;
di dedicare cosi' tanto tempo a migliorare il tuo carattere,
da non avere tempo per criticare gli altri.
Prometti a te stesso
di essere troppo nobile per l'ira,
troppo forte per la paura,
troppo felice per lasciarti vincere dal dolore
(Christian L.Larson)
Viene prima l'uovo o la Gallina
Londra, 26 maggio 2006. Un genetista, un filosofo e un allevatore di polli affermano di aver risolto l'enigma che da millenni tormenta e divide l'umanità intera: ''Viene prima l'uovo o la gallina?''. Secondo il professor John Brookfield stimato docente all'università di Nottingham, non ci sono dubbi: ''L'uovo precede la gallina''. La teoria di Brookfield, specialista di genetica evolutiva, poggia su un assunto che sembra mescolare empirismo scientifico e antica saggezza contadina. Secondo il ricercatore, infatti, il materiale genetico non si evolve durante la vita di un organismo vivente. Ragion per cui il primo uccello che divenne gallina, in principio, poteva esistere solo nella forma di embrione, all'interno di un uovo. Lo studioso, assediato dai media britannici, si sta affannando a spiegare a destra e manca che ''possiamo concludere, senza dubbio, che la prima materia vivente della specie deve essere l'uovo. L'uovo venne, necessariamente, prima del pulcino''. Le conclusioni di Brookfield hanno ottenuto - a mo' di comitato scientifico - il sostegno del filosofo David Papineau del King's College di Londra, nonché l'approvazione di Charles Burns, presidente della federazione britannica degli allevatori di galline, la Great British Chicken'
Focus
C'è un detto: Meglio un uovo oggi, che una gallina domani.
Inizia con l'uovo, strano ma vero
Focus
C'è un detto: Meglio un uovo oggi, che una gallina domani.
Inizia con l'uovo, strano ma vero
mercoledì 17 settembre 2014
Prendersi cura di se stessi
Prendersi cura di sé: solo piacere o anche dovere? La parola CURA porta con sé la premura e l’impegno costante nel provvedere a qualcuno o a qualcosa. Ci possiamo dedicare agli altri solo nella misura in cui abbiamo un occhio di riguardo nei nostri confronti. Come fare? Di cosa prendersi cura? Poiché la nostra persona ha delle caratteristiche peculiari ed è inserita in un certo ambiente, è importante tener conto di tutti i suoi aspetti. Curare il corpo, in primo luogo, assicurandogli tutte le cure di cui necessita e che lo rendono più bello e lo valorizzano. Significa anche garantirgli la possibilità di muoversi e ricrearsi. Non dimentichiamo poi quanto valore può acquistare se troviamo l’abbigliamento che riesce ad esaltare le sue qualità. Certo, è importante non cadere nella vanità, ma senza trascurarlo. Altrettanto indispensabile è il prendersi cura della propria mente, garantendogli sempre la possibilità di godere di una certa "salute". Quotidianamente la tempestiamo di pensieri ossessivi, preoccupazioni, tensioni, che la sovraccaricano e rischiano di farla "esplodere". Per evitare il danno potremmo tener conto delle sue esigenze e non assecondare sempre il nostro bisogno di razionalizzare e capire tutto. San Girolamo nella prima lettera esortava l’infermiere ad aver cura anche dei sani, perché non si ammalassero. Lo spirito, a sua volta, deve "stare su", possiamo aiutarlo leggendo, sentendo qualcosa che lo edifichi, non pretendendo che "si curi da sé".
Corpo, mente e spirito sono distinti ma uniti poiché si influenzano, rinforzano e inibiscono a vicenda. Non dimentichiamo, poi, che il "fare" ha la stessa importanza del "non fare". Infatti se lavorare è un’arte, non lo è meno la capacità di godere del riposo. All’apparenza semplice, il saper interrompere le proprie attività è un’abilità a cui pochi sanno dare la giusta importanza.
Il prendersi cura di sé, che implica anche la cura per l’ambiente nel quale viviamo, non è fine a se stesso: è il trampolino di lancio per amare gli altri. Infatti possiamo ascoltare, capire, aiutare, voler bene chi ci sta accanto nella misura in cui facciamo tutto ciò nei nostri confronti. La frase del Vangelo "ama il prossimo tuo come te stesso " rafforza e dà valore a tutto ciò.
Corpo, mente e spirito sono distinti ma uniti poiché si influenzano, rinforzano e inibiscono a vicenda. Non dimentichiamo, poi, che il "fare" ha la stessa importanza del "non fare". Infatti se lavorare è un’arte, non lo è meno la capacità di godere del riposo. All’apparenza semplice, il saper interrompere le proprie attività è un’abilità a cui pochi sanno dare la giusta importanza.
Il prendersi cura di sé, che implica anche la cura per l’ambiente nel quale viviamo, non è fine a se stesso: è il trampolino di lancio per amare gli altri. Infatti possiamo ascoltare, capire, aiutare, voler bene chi ci sta accanto nella misura in cui facciamo tutto ciò nei nostri confronti. La frase del Vangelo "ama il prossimo tuo come te stesso " rafforza e dà valore a tutto ciò.
martedì 16 settembre 2014
Re Pescatore Santo Graal
"Jack, scusami se mi prendo la libertà, ma... Tu non mi sembri per niente un cuorcontento. La conosci la storia del Re Pescatore Comincia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re. E mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina. E una voce dice al ragazzo: "Tu custodirai il Graal, onde possa guarire i cuori degli uomini." Ma il ragazzo, accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio: allungò la mano per prendere il Graal, e il Graal svanì lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva la ferita si approfondiva, finchè un giorno per lui la vita non ebbe più scopo. Non aveva più fede in nessuno, neanche in sè stesso. Non poteva amare, nè sentirsi amato. Era ammalato di troppa esperienza, e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo. Ed essendo un semplice di spirito, egli non vide il re: vide solo un uomo solo e sofferente. E chiese al re: "Che ti addolora, amico?" E il re gli rispose: "Ho sete, e vorrei un po' d'acqua per rinfrescarmi la gola". Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d'acqua e la porse al re. Ed il re, cominciando a bere, si rese conto che la piaga si era rimarginata: si guardò le mani e vide che c'era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: "Come hai potuto tu trovare ciò che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?" E il giullare rispose: "Io non lo so, sapevo solo che avevi sete".
Leggenda Nella Foto : Il Sacro Graal, di Dante Gabriel Rossetti
Leggenda Nella Foto : Il Sacro Graal, di Dante Gabriel Rossetti
lunedì 15 settembre 2014
domenica 14 settembre 2014
Shai
Ad una cena di beneficenza per una scuola che cura bambini con problemi di
apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non
sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti. Dopo aver
lodato la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda:
'Quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il
suo lavoro con perfezione. Purtroppo mio figlio Shay non può imparare
le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini. Non può comprendere
profondamente le cose come gli altri. Dov'è il naturale ordine delle cose
quando si tratta di mio figlio?'
Il pubblico alla domanda si fece silenzioso
Il padre continuò: 'Penso che quando viene al mondo un
bambino come Shay,
handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta
la grande opportunità di
realizzare la natura umana e avviene nel modo in
cui le altre persone
trattano quel bambino.'
A quel punto cominciò
a narrare una storia:
Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un
parco dove Shay sapeva che
c'erano bambini che giocavano a baseball.
Shay chiese: 'Pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?'
il padre di Shai Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in
squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che
se gli fosse stato permesso
di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la
speranza di poter
essere accettato dagli altri a discapito
del suo handicap, cosa di cui
Shay aveva immensamente bisogno.
Il padre si Shay si avvicinò ad uno
dei ragazzi sul campo e chiese (non
aspettandosi molto) se suo figlio potesse giocare
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e
disse: 'Stiamo perdendo
di sei punti e il gioco è all'ottavo inning. Penso che
possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono'
Shai entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su
la maglia del team.
Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi
e con un senso di calore nel petto
I ragazzi videro la gioia del padre
all'idea che il figlio fosse accettato dagli amici alla fine
dell'ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era sempre
indietro di tre punti.
All'inizio del nono inning Shay indossò il
guanto ed entrò in campo.
Anche se nessun tiro arrivò nella sua
direzione, lui era
in estasi solo
all'idea di giocare in un campo da
baseball e con un
enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio
salutava suo padre sugli
spalti.
Alla fine del nono inning la squadra
di Shay segnò un nuovo punto: ora, con
due out e le basi cariche si
poteva anche
pensare di vincere e Shay era incaricato di essere il
prossimo alla battuta.
A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay
anche se significava perdere la partita?
Incredibilmente lo lasciarono battere
Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non
sapeva nemmeno
tenere in mano la mazza, tantomeno colpire una palla.
in ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che
la squadra stava rinunciando alla
vittoria in cambio di quel magico
momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così
piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza.
il primo tirò arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la palla
Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente la
palla a Shay.
Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta
colpì la palla che
ritornò lentamente verso il tiratore. Ma il gioco
non era ancora finito.
A quel punto il battitore andò a raccogliere la
palla: avrebbe potuto darla
all' uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato
e la partita sarebbe finita. Invece il tiratore
lanciò la palla di molto oltre l'uomo in prima base
e in modo che
nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
Tutti dagli spalti e
tutti i componenti delle due squadre incominciarono a
gridare: 'Shay
corri in prima base! Corri in prima base!'
Mai Shay in tutta la sua
vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così
raggiunse la prima
base.
Raggiunse la prima base con occhi spalancati dall'emozione.
A quel punto tutti urlarono:' Corri fino alla seconda base!'
Prendendo
fiato Shay corse fino alla seconda trafelato.
Nel momento in cui Shay
arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva
ormai recuperato
la palla..
Il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla
quindi sapeva di
poter vincere e diventare l'eroe della partita,
avrebbe
potuto tirare la
palla all'uomo in seconda base ma fece come il
tiratore prima di lui, la
lanciò intenzionalmente molto oltre l'uomo in
terza base e in modo che nessun altro della squadra potesse
raccoglierla.
Tutti urlavano: 'Bravo Shay, vai così! Ora corri!'
Shay
raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo
raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta.
Nel momento in
cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia.
A quel punto
tutti gridarono:' Corri in prima, torna in base!!!!'
E così fece: da
solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria
e ne fecero
l'eroe della partita.
'Quel giorno' disse il padre piangendo 'i ragazzi
di entrambe le squadre hanno
hanno
aiutato a portare in questo mondo un
grande dono di vero
amore ed umanità'. Shay non è vissuto fino
all'estate successiva.
E' morto l'inverno dopo ma non si è mai più
dimenticato di essere l'eroe
della partita e di aver reso orgoglioso e
felice suo padre..
non dimenticò mai l'abbraccio di sua madre quando
tornato a casa le raccontò
di aver giocato e vinto.
web
apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non
sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti. Dopo aver
lodato la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda:
'Quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il
suo lavoro con perfezione. Purtroppo mio figlio Shay non può imparare
le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini. Non può comprendere
profondamente le cose come gli altri. Dov'è il naturale ordine delle cose
quando si tratta di mio figlio?'
Il pubblico alla domanda si fece silenzioso
Il padre continuò: 'Penso che quando viene al mondo un
bambino come Shay,
handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta
la grande opportunità di
realizzare la natura umana e avviene nel modo in
cui le altre persone
trattano quel bambino.'
A quel punto cominciò
a narrare una storia:
Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un
parco dove Shay sapeva che
c'erano bambini che giocavano a baseball.
Shay chiese: 'Pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?'
il padre di Shai Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in
squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che
se gli fosse stato permesso
di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la
speranza di poter
essere accettato dagli altri a discapito
del suo handicap, cosa di cui
Shay aveva immensamente bisogno.
Il padre si Shay si avvicinò ad uno
dei ragazzi sul campo e chiese (non
aspettandosi molto) se suo figlio potesse giocare
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e
disse: 'Stiamo perdendo
di sei punti e il gioco è all'ottavo inning. Penso che
possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono'
Shai entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su
la maglia del team.
Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi
e con un senso di calore nel petto
I ragazzi videro la gioia del padre
all'idea che il figlio fosse accettato dagli amici alla fine
dell'ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era sempre
indietro di tre punti.
All'inizio del nono inning Shay indossò il
guanto ed entrò in campo.
Anche se nessun tiro arrivò nella sua
direzione, lui era
in estasi solo
all'idea di giocare in un campo da
baseball e con un
enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio
salutava suo padre sugli
spalti.
Alla fine del nono inning la squadra
di Shay segnò un nuovo punto: ora, con
due out e le basi cariche si
poteva anche
pensare di vincere e Shay era incaricato di essere il
prossimo alla battuta.
A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay
anche se significava perdere la partita?
Incredibilmente lo lasciarono battere
Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non
sapeva nemmeno
tenere in mano la mazza, tantomeno colpire una palla.
in ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che
la squadra stava rinunciando alla
vittoria in cambio di quel magico
momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così
piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza.
il primo tirò arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la palla
Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente la
palla a Shay.
Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta
colpì la palla che
ritornò lentamente verso il tiratore. Ma il gioco
non era ancora finito.
A quel punto il battitore andò a raccogliere la
palla: avrebbe potuto darla
all' uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato
e la partita sarebbe finita. Invece il tiratore
lanciò la palla di molto oltre l'uomo in prima base
e in modo che
nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
Tutti dagli spalti e
tutti i componenti delle due squadre incominciarono a
gridare: 'Shay
corri in prima base! Corri in prima base!'
Mai Shay in tutta la sua
vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così
raggiunse la prima
base.
Raggiunse la prima base con occhi spalancati dall'emozione.
A quel punto tutti urlarono:' Corri fino alla seconda base!'
Prendendo
fiato Shay corse fino alla seconda trafelato.
Nel momento in cui Shay
arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva
ormai recuperato
la palla..
Il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla
quindi sapeva di
poter vincere e diventare l'eroe della partita,
avrebbe
potuto tirare la
palla all'uomo in seconda base ma fece come il
tiratore prima di lui, la
lanciò intenzionalmente molto oltre l'uomo in
terza base e in modo che nessun altro della squadra potesse
raccoglierla.
Tutti urlavano: 'Bravo Shay, vai così! Ora corri!'
Shay
raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo
raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta.
Nel momento in
cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia.
A quel punto
tutti gridarono:' Corri in prima, torna in base!!!!'
E così fece: da
solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria
e ne fecero
l'eroe della partita.
'Quel giorno' disse il padre piangendo 'i ragazzi
di entrambe le squadre hanno
hanno
aiutato a portare in questo mondo un
grande dono di vero
amore ed umanità'. Shay non è vissuto fino
all'estate successiva.
E' morto l'inverno dopo ma non si è mai più
dimenticato di essere l'eroe
della partita e di aver reso orgoglioso e
felice suo padre..
non dimenticò mai l'abbraccio di sua madre quando
tornato a casa le raccontò
di aver giocato e vinto.
web
sabato 13 settembre 2014
Subconscio - Psicologia
Sicuramente, la psichiatria e la psicoanalisi hanno permesso diacquisire una certa conoscenza del subconscio. Ma il subconscio
è una regione molto vasta e pericolosa, paragonabile alle
profondità degli oceani, dove occorre aprirsi un varco tra le
alghe, le piovre e gli squali. Chi vuole fare delle immersionisenza il materiale necessario, corre i più grandi pericoli,
poiché non solo sarà terrorizzato dai mostri che incontrerà, ma
rischierà anche di essere divorato. Nessuno si avventurerebbe
nelle profondità dei mari o della terra senza essersi
equipaggiato e senza essersi precedentemente esercitato. Ma
quando si tratta di discendere nelle profondità della propria
natura, molti immaginano che sia facile e che non rischino
nulla. Ebbene, non è così. È proprio là che si trovano i
maggiori pericoli, e per sfuggire ad essi occorre equipaggiarsi
ed esercitarsi. Come? Cercando prima di tutto di elevarsi sino
alle regioni situate al di sopra della coscienza e della
coscienza di sé: le regioni della super coscienza."Al di la del mar vien da me ocean"
è una regione molto vasta e pericolosa, paragonabile alle
profondità degli oceani, dove occorre aprirsi un varco tra le
alghe, le piovre e gli squali. Chi vuole fare delle immersionisenza il materiale necessario, corre i più grandi pericoli,
poiché non solo sarà terrorizzato dai mostri che incontrerà, ma
rischierà anche di essere divorato. Nessuno si avventurerebbe
nelle profondità dei mari o della terra senza essersi
equipaggiato e senza essersi precedentemente esercitato. Ma
quando si tratta di discendere nelle profondità della propria
natura, molti immaginano che sia facile e che non rischino
nulla. Ebbene, non è così. È proprio là che si trovano i
maggiori pericoli, e per sfuggire ad essi occorre equipaggiarsi
ed esercitarsi. Come? Cercando prima di tutto di elevarsi sino
alle regioni situate al di sopra della coscienza e della
coscienza di sé: le regioni della super coscienza."Al di la del mar vien da me ocean"
Mente Armoniosa - Psicologia
Liberare intenzioni respira profondamente e caricati di energia. Adesso formula la tua intenzione con una frase chiara e precisascegliendo con estrema cura e consapevolezza ogni parola.
Tu scegli consapevolmente di essere l'artefice della tua vita, tu sei consapevole che tutto quello che ti circonda e solo il risultato
del tuo passato. Adesso puo deliberatamente cambiare la tua vita.
Tu scegli di liberarti da tutti i condizionamenti e gredenze limitanti del passato, tu lasci andare tutte le credenze limitanti
che sono in te, l'universo è l'infinito e abbondante.
Io sono infinito illimitato eterno
Io sono amore, bellezza,Pace, Gioia, libertà.
Tu scegli consapevolmente di essere l'artefice della tua vita, tu sei consapevole che tutto quello che ti circonda e solo il risultato
del tuo passato. Adesso puo deliberatamente cambiare la tua vita.
Tu scegli di liberarti da tutti i condizionamenti e gredenze limitanti del passato, tu lasci andare tutte le credenze limitanti
che sono in te, l'universo è l'infinito e abbondante.
Io sono infinito illimitato eterno
Io sono amore, bellezza,Pace, Gioia, libertà.
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