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venerdì 10 ottobre 2014

Il Filo Dall'Alto

In un radioso mattino di settembre un piccolo ragno giallo decise di costruire la sua tela. Girovagò a lungo ai margini del bosco, salì su un alto albero, poi si calò giù attaccandosi al suo filo lucente e si posò su una siepe spinosa. Lì cominciò a costruire la sua tela lasciando che il filo, lungo il quale era disceso, reggesse il lembo superiore di tutto l’impianto. Era un’opera bella e grande che si slanciava verso l’alto, e quasi scompariva nell’azzurro del cielo. Passavano i giorni e il ragnetto diventava grande. Quando le mosche scarseggiavano si vedeva costretto ad ampliare la tela; e questo gli era possibile proprio grazie a quel filo che scendeva dall’alto, del quale non si riusciva a vedere la fine. Una mattina il nostro amico, vuoi per il freddo della notte, vuoi soprattutto per la fame arretrata, si svegliò di pessimo umore e così, di punto in bianco, decise di fare un giro d’ispezione sulla tela: controllò ogni angolo, tirò ogni filo, rimise tutto in ordine, finché notò nella parte superiore della rete un filo teso verso l’alto di cui non ricordava la funzione e nemmeno l’esistenza. Di tutti gli altri fili conosceva l’importanza, i punti di snodo, i ramoscelli dove erano stati fissati; ma quel filo inesplicabile non andava da nessuna parte. Il ragno cercò di osservare da ogni angolatura, si rizzò sulle zampette, guardò con tutti i suoi occhi... ma non riuscì a capire dove andasse a finire. «A cosa serve questo stupido filo... » disse il ragno, «via i fili inutili!». Un colpo di mandibole e... patatrac!, tutto gli rovinò addosso. Aveva dimenticato che, un lontano mattino di settembre, lui stesso era sceso giù da quel filo, e da lì aveva iniziato a tessere la sua tela. Ora, invece, si trovava a giacere sulle foglie della siepe spinosa, imprigionato nella sua stessa rete divenuta ormai un piccolo, umido cencio. Era bastato un solo istante per distruggere una magnifica opera e soltanto perché non era riuscito a capire l’importanza di quel “filo dall’alto”. (Da una novella di Johannes Jørgensen)

Fonte Frate Indovino

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