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lunedì 9 dicembre 2013

Vestito rosso, barba bianca e stivali: il Santa Claus 'moderno' compie 190 anni

La 'trasformazione' risale al 1823, da allora nulla è più cambiato. Si fa risalire alla leggenda di San Nicola di Myra, vescovo cristiano del IV secolo, che donò ai bambini poveri della sua città tutte le ricchezze della sua famiglia, distribuendo l'oro accumulato dal padre e conservato in grandi sacchi.
Perennemente in sovrappeso, rubicondo, con la folta barba bianca, il vestito rosso bordato di candida pelliccia, e gli stivali, alla guida della sua slitta trainata da renne, con l'inseparabile sacco colmo di doni. Il Babbo Natale 'moderno' compie 190 anni, non ha mai cambiato look e di sicuro non lo cambierà mai più.
Santa Claus è una figura antica, che si fa risalire alla leggenda di San Nicola di Myra, vescovo cristiano del IV secolo. Ma la trasformazione nella figura che oggi conosciamo si deve a Clement Clarke Moore, scrittore e linguista newyorkese, autore della poesia, pubblicata nel 1823, 'A visit from Saint Nicholas', nella quale il vescovo dell'Anatolia è rappresentato come un elfo "rotondetto", con barba bianca, vestiti rossi orlati di pelliccia, alla guida di una slitta trainata da renne, carico di regali e giocattoli.
Il look di Babbo Natale si perfeziona con il passare degli anni: nel 1862 l'illustratore Thomas Nast, sulla rivista statunitense Harper's Weekly, lo raffigura con una giacca rossa, folta barba bianca e stivali. Da quel momento, la fisionomia di Santa Claus non cambierà, diventando 'globale' dal 1931, quando Haddon Sundblom disegna l'ormai celeberrima immagine di Babbo Natale per la pubblicita' della Coca Cola.
Che si chiami Santa Claus, Pere Noel o Sinterklaas, a seconda della latitudine, tutte le versioni del Babbo Natale moderno derivano dallo stesso personaggio storico, il vescovo, poi divenuto santo, san Nicola di Bari, o semplicemente Nicola della città di Myra, un'antica città dell'odierna Turchia. Attorno a questo personaggio sono nate molte leggende. Tutte, però, con un comune denominatore: la generosità di Nicola, nato in una ricca famiglia ma rimasto presto orfano e cresciuto dai frati di un monastero. Di lui si racconta, ad esempio, che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli che erano stati rapiti e uccisi da un oste. Un miracolo che gli valse la fama di protettore dei bambini. Nicola di Myra è un personaggio leggendario anche per la sua generosità, che lo spinse a donare ai bambini poveri della sua città tutte le ricchezze della sua famiglia, distribuendo l'oro accumulato dal padre e conservato in grandi sacchi. Come quelli che il Babbo natale 'moderno' usa per trasportare nelle case di tutto il mondo i doni per i bambini.
Ma se il capostipite di tutti i Babbo Natale del mondo resta il santo dell'Anatolia, altre figure hanno popolato nei secoli l'immaginario natalizio. Come quella che appartiene alla tradizione di alcune tribù germaniche, dopo la conversione al cristianesimo, che narra di un uomo in lotta con un demone che terrorizzava la popolazione insinuandosi nelle case attraverso la canna fumaria per uccidere i bambini. Catturato dal supereroe ante litteram, il mostro è obbligato a obbedire ai suoi ordini e costretto a passare di casa in casa per fare ammenda portando dei doni ai bambini. Una buona azione riparatoria ripetuta ogni anno.
In un'altra versione, il demone convertito raccoglie con sé gli altri elfi e folletti, diventando quel Babbo Natale che oggi conosciamo. C'è poi chi 'esagera'. Come gli islandesi, che dicono di avere ben 13 Babbo Natale, perché la loro tradizione natalizia si basa su 13 folletti, chiamati Jo'lasveinar, i cui nomi (impronunciabili) derivano dal tipo di attività o di cibo che preferiscono. Una tradizione che fa felici i bambini islandesi, che ricevono ben 13 regali, uno per ogni giorno delle due settimane che precedono il Natale. In ogni caso, ai bambini islandesi va di lusso, se pensiamo che ai bimbi cattivi italiani Babbo Natale porta del carbone: se i piccoli scandinavi non sono stati buoni da meritarsi i regali, ricevono patate. Almeno non restano a stomaco vuoto.
Foto Xinhua)

Fonte Adnkronos Ign



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