Con il termine immoralità si designa il contrario della moralità, e cioè il contrario di quel complesso di regole e di norme che guidano la condotta degli uomini nelle varie epoche storiche e nelle diverse società.
Il concetto di immoralità, pertanto, è legato al mutarsi del tempo e dello spazio, benché si possa senz'altro affermare che esistono alcuni principi fondamentali comuni a tutti gli uomini, la cui violazione costituisce un atto palese di immoralità (per esempio, l'abbandonare i figli da parte di una madre; per il padre la cosa è differente perché, per esempio, se oggi è atto immorale o il non riconoscere il proprio figlio, presso gli antichi Romani era atto giuridicamente ammesso e quindi non immorale, almeno nella coscienza della maggioranza dei Romani).
Riteniamo che l'immoralità, come la moralità, non sia indipendente da una situazione storica di un'epoca e di uno Stato, essa dipende anche dalle circostanze dai punti di vista, per quanto esistano delle costanti che definiscano in maniera abbastanza chiara quale sia la condotta immorale. È chiaro che per il feudatario, nel Medioevo, l'immoralità consisteva nel tradire il signore di cui era vassallo (fellonia). Oggi questo concetto non ha più motivo di esistere, e si è trasformato, per esempio, nel concetto di tradimento della propria Patria.
In genere possiamo dire che il concetto di immoralità è legato al tradimento di un proprio impegno personale. Così se un uomo promette solennemente fedeltà ad una donna, se poi la tradisce, compie un atto immorale, non tanto contro enti astratti come le leggi, le norme, le convenzioni, che hanno un valore giuridico e sociale, quanto contro un suo profondo impegno umano, un suo atto volontario di lealtà, che ha un valore assoluto, indipendente dalle leggi e dalle convenzioni. Pensiamo quindi che l'immoralità sia tanto quella intenzionale, quanto quella espressa, in cui l'uomo incorre quando fa del male al suo prossimo.
Una definizione dell'opposto di moralità è estremamente difficile, a volte, e complicata, per quanto ci sia una luce, nell'uomo, che lo conduce a rendersi conto della moralità o meno delle sue azioni. Nel campo artistico, parlare di immoralità è semplicemente ridicolo: l'arte è immorale quando è brutta, quando non è arte. In politica, stabilire l'immoralità è molto difficile. Per quanto non si ammetta esplicitamente che "il fine giustifica i mezzi", di fatto non c'è società politica che non abbia usato, nella realtà, questo mezzo. Si noti infine che le religioni hanno sempre stabilito dei principi e leggi che impegnano moralmente i credenti.
Nel cristianesimo le leggi supreme della moralità sono il Decalogo, un cristiano che le trasgredisce coscientemente, liberamente e gravemente incorre nell'immoralità o nella colpa.
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