Venerdì 27 settembre l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il gruppo intergovernativo che si occupa dello studio del cambiamento climatico, ha diffuso la prima parte del suo nuovo e atteso rapporto sul clima, concludendo che il riscaldamento globale è principalmente causato dalle attività dell’uomo. Negli ultimi giorni si era discusso molto sui dati che sarebbero stati comunicati dall’IPCC, spesso criticato dagli scettici sulle teorie sul cambiamento climatico. Le informazioni contenute nel rapporto danno nuovi importanti elementi per comprendere che cosa è successo e che cosa potrà succedere al clima della Terra.
Gli esperti dell’IPCC dicono di essere sicuri “al 95 per cento” che le attività umane siano la “causa dominante” nei processi di riscaldamento del pianeta e che lo siano state almeno a partire dagli anni Cinquanta del Novecento (nel 1995 il livello di certezza era pari al 50 per cento, nel 2011 al 66 per cento, e nel rapporto più recente del 2007 al 90 per cento). Nella versione riassunta indirizzata ai governi del rapporto, che sarà diffuso integralmente nei prossimi giorni, si spiega che il riscaldamento dell’aria, degli oceani e del suolo è “inequivocabile” e che il rallentamento del fenomeno negli ultimi 15 anni non dimostra molto, perché si tratta di un periodo troppo breve per valutare l’andamento nel lungo termine delle temperature.
Il rapporto dell’IPCC spiega che se si continueranno a emettere grandi quantità di gas serra, come l’anidride carbonica prodotta dalla combustione dei combustibili fossili (carbone, derivati del petrolio, ecc), si potranno verificare nuovi cambiamenti nel sistema climatico con gravi conseguenze per gli ecosistemi. Per evitare questi cambiamenti l’IPCC raccomanda l’adozione di nuove soluzioni che portino a una “riduzione sostanziale e cospicua delle emissioni di gas serra”.
L’IPCC ricorda che dagli anni Cinquanta del Novecento in poi sono stati osservati cambiamenti climatici “senza precedenti” da decenni e alcuni millenni fa. In ognuno degli ultimi tre decenni le temperature superficiali della Terra sono aumentate rispetto alla seconda metà dell’Ottocento. I ricercatori stimano che non ci siano state temperature così alte come adesso in nessun periodo degli ultimi 1400 anni. E in questo processo di riscaldamento le responsabilità degli esseri umani sono chiare.
Nel rapporto viene anche affrontato il problema della pausa nell’aumento delle temperature registrato negli ultimi 15 anni, un argomento molto usato da chi vuole dimostrare che il riscaldamento globale non ha a che fare con le attività umane. L’IPCC spiega che questo periodo è iniziato con un El Niño, il fenomeno climatico ricorrente che si verifica nel Pacifico, molto caldo responsabile di un picco nella registrazione delle temperature medie che ha causato una discontinuità nei dati: “I trend basati su periodi brevi sono influenzati dai dati raccolti all’inizio e alla fine e non riflettono di solito i trend nel lungo periodo sul clima”.
Un altro dato che farà probabilmente discutere è legato alla revisione dell’aumento della temperatura previsto al raddoppiare delle quantità di anidride carbonica (uno dei principali gas serra) nell’atmosfera terrestre. Uno studio nel 2007 aveva fissato il cambiamento tra i 2 e i 4,5 °C, mentre nel nuovo rapporto si dice che al raddoppiare dell’anidride carbonica le temperature potrebbero aumentare tra 1,5 e 4,5 °C. I ricercatori dicono che la revisione è stata resa possibile grazie a nuovi modelli di previsione di cambiamento del clima e a una serie più accurata delle temperature in diversi punti del mondo. Entro la fine del secolo in corso il riscaldamento globale sarà superiore agli 1,5 °C in più registrati nel periodo 1850-1900.
Gli esperti dell’IPCC spiegano che la maggior parte dell’energia prodotta dal riscaldamento globale viene assorbita dagli oceani. I loro livelli continueranno ad aumentare a una velocità superiore rispetto a quella rilevata negli ultimi 40 anni, complice lo scioglimento dei ghiacci.
Entro i prossimi 12 mesi, l’IPCC pubblicherà altre due parti del proprio rapporto sul cambiamento climatico con altri dettagli e informazioni, che saranno messe a disposizione della comunità scientifica per ulteriori studi e approfondimenti. L’IPCC è stato fondato con l’obiettivo di “fornire al mondo una visione scientifica chiara sullo stato delle attuali conoscenze sul cambiamento climatico e sui suoi potenziali impatti sull’ambiente e in ambito socio-economico”. Il gruppo intergovernativo è stato messo insieme da due organismi delle Nazioni Unite: l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Da quando esiste ha pubblicato quattro rapporti sullo stato del clima mondiale, commissionati dai governi di 195 paesi che basano (o dovrebbero basare) poi parte delle loro politiche energetiche e ambientali sui dati contenuti nelle ricerche. Tutti gli scienziati che lavorano all’IPCC lo fanno su base volontaria.
Fonte Il Post
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