Mezzo dì
si vanta il sole con i raggi luminosi scaccia le ombre accarezza i fiori il vento soffia da lontano corre il granello di sabbia la farfalla gira intorno al fiore
mezzo di
e ancora giorno nel campo fiorito colorati i petali gambi e foglie sempre verdi
mezzo dì
per poco tempo arriverà la sera la luna e le stelle brilleranno fino al nuovo
mezzo dì.
Claudia
Fotografia di Claudia
domenica 31 agosto 2014
sabato 30 agosto 2014
Giorni Perduti
Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa sul camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall’auto ed andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel vallone, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all’uomo e gli chiese: “Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?”
Quello lo guardò e sorrise: “Ne ho ancora sul camion da buttare. Sono i giorni.”
“Che giorni?”
“I tuoi giorni.”
“I miei giorni?”
“I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?”
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C’era dentro una strada d’autunno , e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C’era una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa quì alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. “Signore!” gridò Kazirra, mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole. Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo di casse misteriose.
E l’ombra della notte scendeva.
Giorni Perduti
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall’auto ed andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel vallone, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all’uomo e gli chiese: “Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?”
Quello lo guardò e sorrise: “Ne ho ancora sul camion da buttare. Sono i giorni.”
“Che giorni?”
“I tuoi giorni.”
“I miei giorni?”
“I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?”
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C’era dentro una strada d’autunno , e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C’era una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa quì alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. “Signore!” gridò Kazirra, mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole. Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo di casse misteriose.
E l’ombra della notte scendeva.
Giorni Perduti
Tratto dal libro la decima illuminazione - Il dono degli Animali
Ero certo che stesse per accadere qualcosa, , ma non sapevo esattamente cosa fare , tranne che seguirli, gli spiegai, "stai forse dicendo che avevano un messaggio per me?"
Esattamente.
Come faccio a sapere di cosa si trattava?
è facile: puoi capirlo dal tipo di animale che ti viene vicino in un determinato momento .
Ogni specie che incontriamo lungo il nostro cammino ci fornisce una spiegazione in merito a una particolare situazione, dicendoci con quale parte della nostra personalità dobbiamo entrare in contatto per superare le eventuali difficoltà
Anche dopo tutto quello che e´successo, mi riesce difficile crederci .Secondo certi biologi , un animale e´una sorta di automa di automa che agisce in base al proprio istinto , ribattei.
Solo perché gli animali riflettono il nostro stesso livello di consapevolezza e aspettativa.
Se la nostra vibrazione e´bassa , gli animali si limitano a starci accanto , svolgendo il loro ruolo all´interno dell´ecosistema.
Quando un biologo scettico riduce il comportamento animale a una forma di istinto privo di qualunque intelligenza, in realtà non fa altro che vedere i limiti che egli stesso attribuisce agli animali.
Ma quando le nostre vibrazioni sono elevate , le azioni degli animali con cui entriamo in contatto diventano sincronistiche , misteriose, e cariche di significato.
L´apparizione di un animale selvatico rappresenta una coincidenza di altissimo livello, asserì David, , gli raccontai che un coniglio , uno stormo di corvi, e un falco mi erano apparsi al mio arrivo nella valle , e che in seguito avevo incontrato un cucciolo di puma , un´aquila e un lupacchiotto.
Rimasi a fissarlo in silenzio .
Guardandomi di traverso , riprese"il coniglio che hai visto ti ha indicato una direzione sia fisica che spirituale .Quando ho parlato con te in città sembravi depresso e spaventato , quasi stessi perdendo la fiducia nelle illuminazioni.Se osservi a lungo un coniglio selvatico , ti accorgi che ci mostra come affrontare la paura in modo da saperla trasformare in creatività e produttività
Un coniglio vive a contatto con gli animali che si nutrono proprio di lui , ma riesce a tenere sotto controllo la paura, non fugge ed e´molto fecondo , produttivo e felice .Quando appare nella nostra vita , significa che anche noi dobbiamo assumere il suo stesso atteggiamento.E´questo il suo messaggio per te: la sua presenza ti ha rivelato che avevi l´opportunità di imitare il modo in cui il coniglio fronteggia e supera le paure.E poiche´e´accaduto all´inizio del tuo viaggio , ha determinato il tono di tutta l´avventura : non si e´forse trattato di un´esperienza feconda e spaventosa al tempo stesso?David aggiunse: a volte il messaggio si riferisce a qualcosa di romantico.
E cosa mi dici dei corvi che ho visto e del falco che ho seguito quando ho trovato Wil ?
I corvi sono i detentori delle leggi dello spirito .Trascorri un po´di tempo con loro e scoprirai che fanno cose incredibili ,che aumentano sempre la nostra percezione della realtà spirituale.Il loro messaggio ti suggeriva di aprirti e ricordare le leggi spirituali che ti venivano mostrate nella valle.
Vedere quegli uccelli serviva a prepararti a quello che stava per accadere.
E il falco?
E´un animale osservatore, sempre all´erta e pronto a ricevere nuove informazioni e messaggi.
La sua presenza indica che e´il momento di aumentare la vigilanza.
Spesso segnala la vicinanza di qualcuno che ci deve portare un messaggio.Vuoi dire che mi ha avvisato della presenza di Wil ?
Si.
David continuò a spiegarmi per quale motivo avevo incontrato gli animali .
Mi disse che i felini ci chiedono di ricordare la nostra capacità di intuizione e di auto guarigione il messaggio del cucciolo di puma, giunto appena che mi imbattessi in Maya, mi aveva indicato la possibilità di imparare a guarire.
Allo stesso modo, un´aquila si libra a grandi altezze e rappresenta la possibilità di avventurarsi nei territori più elevati del mondo spirituale.
Gli Alberi di Hermann Hesse
"Tra le loro radici stormisce il mondo,le loro radici affondano nell'infinito;tuttavia non si perdono in esso,ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo:realizzare la legge che è insita in loro,portare alla perfezione la propria forma,rappresentare se stessi...quando un albero è stato segato e porge al sole la sua nuda ferita mortale,sulla chiara sezione del suo tronco si può leggere tutta la sua storia:negli anelli e nelle concrescenze sono scritte fedelmente tutta la lotta,sofferenza,malattie,tutta la felicità,prosperità,gli anni magri o floridi,gli assalti sostenuti e le tempeste superate.E ogni contadino sà che il legno più duro e più pregiato ha gli anelli più stretti,che i tronchi più indistruttibili,più robusti,più perfetti,crescono in cima alle montagne nell'eterno pericolo .chi sà parlare con loro,chi li sà ascoltare conosce la verità...così parla un albero:la mia forza è la fede. io non sò nulla dei miei padri,non sò nulla della migliaia di figli che ogni anno nascono da me. vivo il segreto del mio seme fino alla fine,non ho altra preoccupazione .io ho fede che Dio è in me. ho fede che il mio compito è sacro.di questa fede io vivo.chi ha imparato ad ascoltare gli alberi,non desidera più essere un albero...non desidera altro che essere
quello che è"
Fotografia di Claudia
quello che è"
Fotografia di Claudia
venerdì 29 agosto 2014
giovedì 28 agosto 2014
Vibra l'anima
Vibra l’anima dentro il corpo cuore che tremi ti affanni innocente come una luce nel buio cerchi la fiamma di una candela che illumina la vita scorri come un fiume dall’alto di una montagna tengo tra le mie mani un fiore di colore bianco come la purezza dell’anima ascolto il vento nel cuore così solitario e perso nelle vibrazioni timide di una fanciulla sento il canto della natura che silenziosa apre i petali dei fiori verso il sole colmo di calore il cielo e azzurro e il mio corpo vicino al mare assapora quel profumo del sale il cuore ascolta il canto dei gabbiani li come una sirena ascolto il rumore del mare .. Cuore mio non piangere vivi ..
Claudia
Fotografia di Claudia
Claudia
Fotografia di Claudia
mercoledì 27 agosto 2014
Nostalgia e Amore
Un giorno l'amore chiese alla nostalgia:"Perchè ti interstardisci ad entrare nei cuori delle persone?"E con un sospiro melanconico la nostalgia rispose:"Entro nei cuori che tu hai abbandonato, e quando entro in essi trovo tutto scompigliato, senza vita, senza prospettiva di un futuro felice. E così, comincio a sistemare tutto nel suo debito luogo e quando tutto è a posto, tu torni con la tua aria audace e prendi possesso nuovamente del luogo."E così, l'amore sorridendo, rispose:"Faccio parte della vita delle persone. Assorbo allegria, felicità e la speranza di cui tutti necessitano per vivere. E solamente esco dai cuori delle persone che non
confidano in me."
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confidano in me."
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martedì 26 agosto 2014
Le facoltà extrasensoriali degli Animali
Nonostante i grandi passi compiuti dalla scienza ,le scoperte sul cervello umano e sul suo funzionamento non si possono ancora definire ultimate.E ancora meno le conoscenze a proposito dei processi mentali degli animali ,anche se pare ormai accertato che abbiano facoltà extrasensoriali e poteri che noi, come esseri umani ,non possediamo.
Iniziamo a trattare la questione analizzando il comportamento dei cani, i quali diventano inquieti e molto nervosi quando sentono avvicinarsi il pericolo ,addirittura percepiscono l'arrivo di un terremoto quarantotto ore prima .
I giapponesi si rifanno alle tortore per prevedere i terremoti ,mentre in un laboratorio di San Paolo ,in Brasile, pronosticano con grande precisione l'arrivo dei tifoni e cicloni per mezzo della sensibilità dei gatti .
Si hanno molte prove di premonizione ,pertanto si ipotizza che essi siano in contatto con una coscienza universale e che, abbiano un loro compito su questo pianeta.
Di conseguenza ,non é a caso se alcuni vivono con noi .Se nel destino di un'animale domestico c'é un cambiamento di una casa per un'altra é perché deve assolvere ad un compito ben preciso col suo nuovo padrone.
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Iniziamo a trattare la questione analizzando il comportamento dei cani, i quali diventano inquieti e molto nervosi quando sentono avvicinarsi il pericolo ,addirittura percepiscono l'arrivo di un terremoto quarantotto ore prima .
I giapponesi si rifanno alle tortore per prevedere i terremoti ,mentre in un laboratorio di San Paolo ,in Brasile, pronosticano con grande precisione l'arrivo dei tifoni e cicloni per mezzo della sensibilità dei gatti .
Si hanno molte prove di premonizione ,pertanto si ipotizza che essi siano in contatto con una coscienza universale e che, abbiano un loro compito su questo pianeta.
Di conseguenza ,non é a caso se alcuni vivono con noi .Se nel destino di un'animale domestico c'é un cambiamento di una casa per un'altra é perché deve assolvere ad un compito ben preciso col suo nuovo padrone.
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La Preghiera del Cane
O Signore di tutte le creature,
fa’ che l’uomo, mio padrone sia così fedele verso gli altri uomini
come io sono a lui.
Fa’ che egli sia affezionato alla sua famiglia e ai suoi amici
come io gli sono affezionato.
Fa’ che onestamente custodisca i beni che Tu gli affidi
come io onestamente custodisco i suoi.
Dagli, o Signore, un sorriso facile e spontaneo
come il mio scodinzolare.
Fa’ che sia pronto alla gratitudine
come io sono pronto a lambire.
Concedigli una pazienza pari alla mia,
che attendo i suoi ritorni senza lagnarmi.
Dagli il mio coraggio, la mia prontezza a sacrificare per lui tutto,
da ogni comodità fino alla vita stessa.
Conservagli la mia giovinezza di cuore
e la mia giocondità di pensiero.
O Signore, fa’ che,
come io sono sempre veramente cane,
egli sia sempre veramente uomo.
fa’ che l’uomo, mio padrone sia così fedele verso gli altri uomini
come io sono a lui.
Fa’ che egli sia affezionato alla sua famiglia e ai suoi amici
come io gli sono affezionato.
Fa’ che onestamente custodisca i beni che Tu gli affidi
come io onestamente custodisco i suoi.
Dagli, o Signore, un sorriso facile e spontaneo
come il mio scodinzolare.
Fa’ che sia pronto alla gratitudine
come io sono pronto a lambire.
Concedigli una pazienza pari alla mia,
che attendo i suoi ritorni senza lagnarmi.
Dagli il mio coraggio, la mia prontezza a sacrificare per lui tutto,
da ogni comodità fino alla vita stessa.
Conservagli la mia giovinezza di cuore
e la mia giocondità di pensiero.
O Signore, fa’ che,
come io sono sempre veramente cane,
egli sia sempre veramente uomo.
lunedì 25 agosto 2014
Le mie quattro stagioni
Quando piove mi lascio bagnare quando c’è il sole mi lascio scaldare quando il cielo e grigio lascio che i miei occhi si perdano nella nebbia quando il mare e agitato mi lascio trasportare dalle onde quando c’è il vento lascio che mi accarezzi i capelli lascio che la sabbia copra il mio corpo quando le foglie cadono mi lascio accarezzare dolcemente quando nevica lascio appoggiare la neve sulle mie mani.
La natura vive in me in ogni stagione.
Claudia
La natura vive in me in ogni stagione.
Claudia
Il fiore triste
Il giardino era pieno di fiori dai colori piu' disparati. Erano alti, bassi, grandi, piccoli, belli, spinosi, profumati, meno profumati. Tra loro uno sembrava diverso dagli altri. Aveva un aspetto da fiore, ma non era altrettanto luminoso, non profumava, e, invece, di essere rivolto verso il sole, era chino sul terreno. Passava il tempo immerso nei suoi pensieri. Tutti gli altri non si curavano di lui. Anzi, i piu' lo schernivano perchè era triste e non partecipava alla loro immensa gioia per la bellezza del sole che splendeva. Un giorno passò di lì un giovane. Era vestito con abiti chiari e rideva. Sembrava felice, ma vedendo il piccolo fiore piegato si fermo' a sedere accanto a lui e inizio' a guardarlo senza dire nulla.
Il fiore, spazientito perchè si sentiva tanto osservato, lo guardò di traverso e gli chiese che cosa avesse tanto da fissarlo. Voleva solo essere lasciato in pace. Solo con il suo dolore.
Il giovane, invece, lo accarezzò con tenerezza.
- Perchè sei triste? - gli chiese.
Il fiore fu sorpreso da quel gesto e ,lo guardò meglio.
Un altro fiore, una magnifica rosa rossa, che era li accanto, aveva udito tutta la conversazione e si intromise.
- Non vedi quanto è misero? Non ha la mia bellezza. -. E la rosa si mostrò in tutta la sua magnificenza. Le gocce di ruggiada brillarono sui petali restituendone lo splendore.
Il giovane la guardò sempre sorridendo e poi disse: - E' vero, tu sei molto bella. Ma la tua bellezza è solo un riflesso del sole che splende su di te. Non nasce dal tuo cuore. Tant' è vero che non hai compassione di questo tuo simile.-. E indico' il piccolo fiore piegato in due, ancora piu' annichilito dalle parole di lei.
La rosa, offesa, stava per urlare dalla rabbia, quando un fiore di ciliegio, dall'alto del ramo sopra di loro, si sentì in dovere di intervenire. - Non so chi tu sia, ma chi sei per giudicarla? Noi guardiamo ogni giorno alla bellezza del creato e allo splendore del sole che e' su di noi. Non ci curiamo delle piccole cose che sono sotto di noi. Figuriamoci, di quel piccolo fiore inutile che se ne sta alla nostra ombra. Non possiamo di certo guardare in basso. -.
Un girasole che aveva udito tutto disse: - Ha ragione, come potrebbe essere altrimenti? Io stesso non posso fare a meno di seguire il percorso del Sole, da quando nasce la mattina a quando scompare la sera. Come potrei accorgermi di una simile nullità? - e indico' il fiore appassito. -. Il giovane sembrò improvvisamente rattristato da questi discorsi. Il sorriso scomparve dal suo volto e fu come se tutto il creato rispondesse al suo umore. Il Sole fu coperto da una nube e il cielo da azzurro che era si oscurò.
- Possibile che non vi rendiate conto di ciò che dite? Questo piccolo bulbo non e' ancora un fiore vero e proprio, e' solo il seme del fiore che sarà. Un giorno sboccierà e sarà il più bel fiore che abbiate mai visto. Un fiore esotico e raro. -.
Poi si rivolse al piccolo bulbo e gli disse: - Tu non dovresti essere cosi' triste. Hai tutto per essere felice. Il sole splende ogni giorno sopra di te e la terra ti nutre affinchè un giorno tu possa essere accettato da quelli che ora ti disprezzano. Tu sarai la stella piu' luminosa di questo giardino perche' il dolore ti avra' nutrito e reso più profondo e la tua bellezza nascerà dalla tua anima. Ma non piangerti più addosso e sorridi rivolto al sole. - E alzo' una mano verso l'astro luminoso che sembro' ascoltarlo e un raggio illuminò il triste bulbo che all'improvviso incomincio' a sollevarsi.
Egli trovò finalmente la forza di credere in se stesso, smise di piangere e si trasformo' in una meravigliosa orchidea variegata di colori.
Tutto il giardino rimase stupito di questo fenomeno e guardo' il giovane con rinnovato interesse. L'orchidea, che ora aveva un nome tra i nomi, gli chiese: - Ma tu chi sei. Perchè sei stato così gentile con me? -.
L'altro tornò a sorridere ancora.
- Piccolo fiore, io sono L'Arcangelo Michele e ogni ingiustizia o inganno che avviene su questa terra mi rende triste in un modo che non puoi nemmeno immaginare. I fiori, cosi' come tutti gli altri esseri, non dovrebbero mai odiarsi o giudicarsi, non dovrebbero mai, ma dico mai, essere cattivi gli uni con gli altri, non dovrebbero mai ergersi sopra la giustizia di Dio.
Ma il peccato più grande che tu stavi commettendo era credere che non fossi amato. Per quanto uno sia brutto, cattivo o sia pieno di sbagli il suo cammino, Dio lo ama. Lo corregge, ma lo ama. Sempre. Nessuno è escluso dal giardino di Dio se non è egli stesso a escludersi. -. E con una mano indico' tutto cio' che era. L'orchidea non seppe cosa rispondere. Si vergognava del suo comportamento. Ma non sapeva come rimediare.
- Piccolo fiore... Si tu sei ancora piccolo... C'e' un solo modo per rimediare. -.
L'altra lentamente alzò lo sguardo.
- Ringrazia ogni giorno per ciò che hai e con ciò che sei rendi migliore ogni tua giornata vivendo con amore e semplicità ogni cosa che fai. -.
L'orchidea allora gli sorrise e, poichè ora cominciava a possedere una nuova consapevolezza, si voltò verso il Sole ringraziandolo in cuor suo del suo calore. -. Da allora in poi quell'orchidea fu il fiore piu' bello, e profumato del giardino di Dio
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Il fiore, spazientito perchè si sentiva tanto osservato, lo guardò di traverso e gli chiese che cosa avesse tanto da fissarlo. Voleva solo essere lasciato in pace. Solo con il suo dolore.
Il giovane, invece, lo accarezzò con tenerezza.
- Perchè sei triste? - gli chiese.
Il fiore fu sorpreso da quel gesto e ,lo guardò meglio.
Un altro fiore, una magnifica rosa rossa, che era li accanto, aveva udito tutta la conversazione e si intromise.
- Non vedi quanto è misero? Non ha la mia bellezza. -. E la rosa si mostrò in tutta la sua magnificenza. Le gocce di ruggiada brillarono sui petali restituendone lo splendore.
Il giovane la guardò sempre sorridendo e poi disse: - E' vero, tu sei molto bella. Ma la tua bellezza è solo un riflesso del sole che splende su di te. Non nasce dal tuo cuore. Tant' è vero che non hai compassione di questo tuo simile.-. E indico' il piccolo fiore piegato in due, ancora piu' annichilito dalle parole di lei.
La rosa, offesa, stava per urlare dalla rabbia, quando un fiore di ciliegio, dall'alto del ramo sopra di loro, si sentì in dovere di intervenire. - Non so chi tu sia, ma chi sei per giudicarla? Noi guardiamo ogni giorno alla bellezza del creato e allo splendore del sole che e' su di noi. Non ci curiamo delle piccole cose che sono sotto di noi. Figuriamoci, di quel piccolo fiore inutile che se ne sta alla nostra ombra. Non possiamo di certo guardare in basso. -.
Un girasole che aveva udito tutto disse: - Ha ragione, come potrebbe essere altrimenti? Io stesso non posso fare a meno di seguire il percorso del Sole, da quando nasce la mattina a quando scompare la sera. Come potrei accorgermi di una simile nullità? - e indico' il fiore appassito. -. Il giovane sembrò improvvisamente rattristato da questi discorsi. Il sorriso scomparve dal suo volto e fu come se tutto il creato rispondesse al suo umore. Il Sole fu coperto da una nube e il cielo da azzurro che era si oscurò.
- Possibile che non vi rendiate conto di ciò che dite? Questo piccolo bulbo non e' ancora un fiore vero e proprio, e' solo il seme del fiore che sarà. Un giorno sboccierà e sarà il più bel fiore che abbiate mai visto. Un fiore esotico e raro. -.
Poi si rivolse al piccolo bulbo e gli disse: - Tu non dovresti essere cosi' triste. Hai tutto per essere felice. Il sole splende ogni giorno sopra di te e la terra ti nutre affinchè un giorno tu possa essere accettato da quelli che ora ti disprezzano. Tu sarai la stella piu' luminosa di questo giardino perche' il dolore ti avra' nutrito e reso più profondo e la tua bellezza nascerà dalla tua anima. Ma non piangerti più addosso e sorridi rivolto al sole. - E alzo' una mano verso l'astro luminoso che sembro' ascoltarlo e un raggio illuminò il triste bulbo che all'improvviso incomincio' a sollevarsi.
Egli trovò finalmente la forza di credere in se stesso, smise di piangere e si trasformo' in una meravigliosa orchidea variegata di colori.
Tutto il giardino rimase stupito di questo fenomeno e guardo' il giovane con rinnovato interesse. L'orchidea, che ora aveva un nome tra i nomi, gli chiese: - Ma tu chi sei. Perchè sei stato così gentile con me? -.
L'altro tornò a sorridere ancora.
- Piccolo fiore, io sono L'Arcangelo Michele e ogni ingiustizia o inganno che avviene su questa terra mi rende triste in un modo che non puoi nemmeno immaginare. I fiori, cosi' come tutti gli altri esseri, non dovrebbero mai odiarsi o giudicarsi, non dovrebbero mai, ma dico mai, essere cattivi gli uni con gli altri, non dovrebbero mai ergersi sopra la giustizia di Dio.
Ma il peccato più grande che tu stavi commettendo era credere che non fossi amato. Per quanto uno sia brutto, cattivo o sia pieno di sbagli il suo cammino, Dio lo ama. Lo corregge, ma lo ama. Sempre. Nessuno è escluso dal giardino di Dio se non è egli stesso a escludersi. -. E con una mano indico' tutto cio' che era. L'orchidea non seppe cosa rispondere. Si vergognava del suo comportamento. Ma non sapeva come rimediare.
- Piccolo fiore... Si tu sei ancora piccolo... C'e' un solo modo per rimediare. -.
L'altra lentamente alzò lo sguardo.
- Ringrazia ogni giorno per ciò che hai e con ciò che sei rendi migliore ogni tua giornata vivendo con amore e semplicità ogni cosa che fai. -.
L'orchidea allora gli sorrise e, poichè ora cominciava a possedere una nuova consapevolezza, si voltò verso il Sole ringraziandolo in cuor suo del suo calore. -. Da allora in poi quell'orchidea fu il fiore piu' bello, e profumato del giardino di Dio
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La goccia più preziosa
La nuvola avanzava lentamente: era piccola, poco più grande di un batuffolo di cotone. All'interno, due gocce di pioggia stavano litigando furiosamente.
«Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!», urlò l'una.
«E cosi saremmo finite in mezzo al fango!», ribatte l'altra.
«Sua maestà ha paura di sporcarsi? Preferirebbe forse cadere in una boccetta di profumo!», insistette la prima.
«Sei sciocca e ignorante!, concluse la seconda. E rivolgendosi all'altra compagna che
se ne stava pacifica e silenziosa ad osservare il paesaggio chiese: «E tu, cosa ne pensi?».
Costei rispose: «Credo che ognuna di noi debba seguire le proprie aspirazioni, ricordandoci che il mondo ha bisogno di noi».
«Giusto!», intervenne la prima, «Ognuna pensi a se stessa!», travisando così le parole della compagna saggia.
La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio lei. Vide uno scoglio e decise di andare a crogiolarsi al sole. Fatto sta che, poco dopo, cominciò a sudare e all'improvviso scomparve. Di lei non restò più nulla, neppure il segno sulla roccia.
La seconda, vedendo l'oceano, pensò: «Qui non mi mancherà la compagnia!» e si lasciò scivolare. Per qualche tempo passò le sue giornate ridendo, scherzando, ballando insieme alle compagne. Ma un giorno un'onda l'afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia. La sabbia assorbì la goccia e di lei non restò più nulla, nemmeno un'impronta.
Sulla nuvola, intanto, la goccia rimasta . aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Aveva deciso: «Mi spingerò più a Nord, il vento freddo mi trasformerà in un fiocco di neve e contribuirò a far felici i bambini».
All'improvviso vide, in un campo arso dal sole, una pianticella quasi appassita. Questo la rattristò e la commosse. E cosi decise: si lasciò scivolare dalla nuvoletta e cadde addosso alla piantina. Costei si ridestò dicendo: «Che fresca carezza! Chi sei?».
«Sono una piccola goccia e sono scesa dal cielo per aiutarti»; rispose, poi scomparve nel terreno, fino alle radici. Subito un fremito percorse l'intera pianticella ed un fiorellino sbocciò, profumando l'aria.
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«Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!», urlò l'una.
«E cosi saremmo finite in mezzo al fango!», ribatte l'altra.
«Sua maestà ha paura di sporcarsi? Preferirebbe forse cadere in una boccetta di profumo!», insistette la prima.
«Sei sciocca e ignorante!, concluse la seconda. E rivolgendosi all'altra compagna che
se ne stava pacifica e silenziosa ad osservare il paesaggio chiese: «E tu, cosa ne pensi?».
Costei rispose: «Credo che ognuna di noi debba seguire le proprie aspirazioni, ricordandoci che il mondo ha bisogno di noi».
«Giusto!», intervenne la prima, «Ognuna pensi a se stessa!», travisando così le parole della compagna saggia.
La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio lei. Vide uno scoglio e decise di andare a crogiolarsi al sole. Fatto sta che, poco dopo, cominciò a sudare e all'improvviso scomparve. Di lei non restò più nulla, neppure il segno sulla roccia.
La seconda, vedendo l'oceano, pensò: «Qui non mi mancherà la compagnia!» e si lasciò scivolare. Per qualche tempo passò le sue giornate ridendo, scherzando, ballando insieme alle compagne. Ma un giorno un'onda l'afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia. La sabbia assorbì la goccia e di lei non restò più nulla, nemmeno un'impronta.
Sulla nuvola, intanto, la goccia rimasta . aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Aveva deciso: «Mi spingerò più a Nord, il vento freddo mi trasformerà in un fiocco di neve e contribuirò a far felici i bambini».
All'improvviso vide, in un campo arso dal sole, una pianticella quasi appassita. Questo la rattristò e la commosse. E cosi decise: si lasciò scivolare dalla nuvoletta e cadde addosso alla piantina. Costei si ridestò dicendo: «Che fresca carezza! Chi sei?».
«Sono una piccola goccia e sono scesa dal cielo per aiutarti»; rispose, poi scomparve nel terreno, fino alle radici. Subito un fremito percorse l'intera pianticella ed un fiorellino sbocciò, profumando l'aria.
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Al Crocicchio Del Villaggio
Tanto tempo fa, c'era un uomo che da anni cercava il segreto della vita. Un giorno, un saggio eremita gli indicò un pozzo che possedeva la risposta che l'uomo così ardentemente cercava.
L'uomo corse al pozzo e pose la domanda: "C'è un segreto della vita?".
Dalla profondità del pozzo echeggiò la risposta: "Vai al crocicchio del villaggio: là troverai ciò che cerchi".
Pieno di speranza, l'uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un'altra legno e la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della vita.
Deluso, l'uomo ritornò al pozzo a chiedere una spiegazione. Ma il pozzo gli rispose: "Capirai in futuro". L'uomo protestò, ma l'eco delle sue proteste fu l'unica risposta che ottenne.
Credendo di essere stato raggirato, l'uomo riprese le sue peregrinazioni.
Col passare del tempo, il ricordo di questa esperienza svanì, finché una notte, mentre stava camminando alla luce della luna, il suono di un sitar (lo strumento musicale dell'oriente) attrasse la sua attenzione.
Era una musica meravigliosa, suonata con grande maestria e ispirazione.
Affascinato, l'uomo si diresse verso il suonatore; vide le sue mani che suonavano abilmente; vide il sitar; e gridò di gioia, perché aveva capito. Il sitar era composto di fili metallici, di pezzi di metallo e di legno come quelli che aveva visto nelle tre botteghe al crocicchio del villaggio e che aveva giudicato senza particolare significato.
La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con gli altri.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: "Guarda quel tramonto".
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L'uomo corse al pozzo e pose la domanda: "C'è un segreto della vita?".
Dalla profondità del pozzo echeggiò la risposta: "Vai al crocicchio del villaggio: là troverai ciò che cerchi".
Pieno di speranza, l'uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un'altra legno e la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della vita.
Deluso, l'uomo ritornò al pozzo a chiedere una spiegazione. Ma il pozzo gli rispose: "Capirai in futuro". L'uomo protestò, ma l'eco delle sue proteste fu l'unica risposta che ottenne.
Credendo di essere stato raggirato, l'uomo riprese le sue peregrinazioni.
Col passare del tempo, il ricordo di questa esperienza svanì, finché una notte, mentre stava camminando alla luce della luna, il suono di un sitar (lo strumento musicale dell'oriente) attrasse la sua attenzione.
Era una musica meravigliosa, suonata con grande maestria e ispirazione.
Affascinato, l'uomo si diresse verso il suonatore; vide le sue mani che suonavano abilmente; vide il sitar; e gridò di gioia, perché aveva capito. Il sitar era composto di fili metallici, di pezzi di metallo e di legno come quelli che aveva visto nelle tre botteghe al crocicchio del villaggio e che aveva giudicato senza particolare significato.
La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con gli altri.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: "Guarda quel tramonto".
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Buon Senso
Buon Senso
Da qualche parte, moltissimo tempo fa, regnava in un paese il buon senso.
Se sorgevano contrasti, venivano risolti secondo un’antichissima tradizione: ognuno dei contendenti era vincolato a sostenere non le proprie ragioni, ma quelle dell’avversario, al cospetto dell’intero villaggio. In tal modo, non solo il divertimento era assicurato, ma ogni dissidio si scioglieva come neve al sole.
Era un paese felice. E lo fu sino a che il capo villaggio si ammogliò con una donna di un paese straniero. Trasferitasi nel paese, costei rimase scandalizzata dal comportamento della gente.
"Com’è possibile", chiese al marito, "che così poche persone siano venute a rendermi omaggio?".
"Non c’è legge che le obblighi a farlo. Coloro ai quali appari simpatica, ti salutano; gli altri, no. Ma certamente farai loro cambiare idea...".
Il giorno appresso l’irritazione della donna crebbe.
"Come mai", domandò al marito, "le mucche del vicino pascolano sui tuoi prati e tu non dici nulla?"
"E che dovrei dire?", rispose il marito un po’ seccato: "Quest’anno i miei prati sono più floridi dei suoi. Quando avverrà il contrario, porterò le mie mucche a pascolare da lui".
Al calar del tramonto, la donna rimase stupefatta; mentre molta gente tornava dai campi, altra vi si recava, con gli attrezzi in spalla.
"Ma come!", chiese indignata al consorte: "Qui la gente lavora di notte?"
"La gente", le spiegò il marito alzando un poco la voce, "qui lavora quando vuole. Chi, la notte, non riesce a dormire, va a lavorare. Gli altri vanno a lavorare di giorno".
"Questo è un paese di pazzi!", concluse la donna.
E n’ebbe la conferma immediata, quando prese a schiaffi una sua ancella, muta, che le aveva fatto cadere inavvertitamente alcune gocce di the sull’abito.
La sera, allorché il marito l’avvertì che per quel suo gesto avrebbe dovuto comparire all’adunanza della tradizione, la donna trasecolò, ma capì presto di non aver nulla da temere.
Al calar del sole, tutto il villaggio era in piazza. Assistere a uno scontro fra la moglie del capo villaggio e una povera serva, per di più muta, non era cosa di tutti i giorni.
La ragazza fece del suo meglio; a gesti e aiutandosi con la mimica, perorò la causa della donna straniera.
Quando fu il suo turno, quest’ultima si alzò in piedi senza pronunciar parola e tacque finché il suo tempo fu scaduto. Non era forse muta la sua serva?...
Venuta a mancarle la difesa, alla ragazza, seppure a malincuore, fu gioco forza dare torto.
Ma non per nulla regnava nel paese il buon senso. Il capo villaggio capì che vale molto di più una donna senza parole e con molto cuore, che una con poco cuore e troppe lamentele. Perciò riabilitò la serva e rispedì la moglie al suo paese.
Di quell’antico villaggio oggi non c'è più traccia. D’altra parte, c’è forse in giro ancora qualche traccia di buon senso?
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Cambiamento
C'era una volta una bambina che si chiamava Cecilia. Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. La loro era una bella famiglia e vivevano felici. Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta.
Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele.
Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte.
"Ti voglio bene!" disse la mamma ad Adele.
"Anch'io!" sussurrò la bambina.
...Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: "È così che dovrebbe essere".
Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l'avevano mai baciata? Perché non l'abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano?
Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni. Alla fine decise di scappare di casa.
Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare! Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo. All'improvviso, trovò una soluzione.
Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: "Ti voglio bene!".
Poi corse dal papà e lo abbracciò: "Buonanotte papà", disse, "ti voglio bene!".
Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina.
Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà.
Alla fermata dell'autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: "Ciao, mamma. Ti voglio bene!".
Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese.
A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise.
Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera.
Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò.
"Allora, dov'è il mio bacio?" chiese, fingendo di essere contrariata.
Cecilia si sollevò a sedere: "Oh, l'avevo scordato!".
La baciò e poi: "Ti voglio bene, mamma!".
Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi. Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: "Anch'io ti voglio bene!".
Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia. Poi aggiunse con finta severità:
"E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte!".
Cecilia rise e promise: "No mamma, non succederà più!".
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Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele.
Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte.
"Ti voglio bene!" disse la mamma ad Adele.
"Anch'io!" sussurrò la bambina.
...Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: "È così che dovrebbe essere".
Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l'avevano mai baciata? Perché non l'abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano?
Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni. Alla fine decise di scappare di casa.
Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare! Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo. All'improvviso, trovò una soluzione.
Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: "Ti voglio bene!".
Poi corse dal papà e lo abbracciò: "Buonanotte papà", disse, "ti voglio bene!".
Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina.
Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà.
Alla fermata dell'autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: "Ciao, mamma. Ti voglio bene!".
Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese.
A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise.
Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera.
Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò.
"Allora, dov'è il mio bacio?" chiese, fingendo di essere contrariata.
Cecilia si sollevò a sedere: "Oh, l'avevo scordato!".
La baciò e poi: "Ti voglio bene, mamma!".
Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi. Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: "Anch'io ti voglio bene!".
Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia. Poi aggiunse con finta severità:
"E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte!".
Cecilia rise e promise: "No mamma, non succederà più!".
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domenica 24 agosto 2014
L'Armonia
L'Armonia: raggiungere un equilibrio nella vita
Un notturno di Chopin suonato al piano da un musicista inesperto è diverso da quello eseguito da un virtuoso Questo perché il virtuoso ha trascorso una vita intera a esercitarsi non solo a suonare, ma anche a inserire le pause per colorare di passione le note.
Lo stesso vale per il concerto della vita. Per ottenere l´armonia, occorre prima di tutto imparare ogni nota, suonare ed esercitarsi.. E soprattutto bisogna imparare a inserire le pause. L´armonia è la cadenza interiore dell´appagamento che proviamo quando la melodia della vita risulta intonata. Quando in un modo o nell´altro riusciamo a suonare l´accordo giusto, a trovare un equilibrio tra le aspettative della nostra famiglia e le nostre da una parte e il nostro bisogno interiore di crescita spirituale e di espressione personale dall´altra.
Oggi cerchiamo semplicemente di rallentare il passo. Accostiamoci al giorno come se fosse un adagio, una melodia eseguita con grazia e tranquillità.
Idee da: L´incanto della vita semplice - S. B. Breathnach
Il Guerriero della Luce
"Nella spiaggia a est del paese c'è un'isola sulla quale sorge un gigantesco tempio con tante campane," disse la donna.
Il bambino notò che lei indossava strani abiti e che un velo le copriva i capelli. Non l'aveva mai vista prima.
"Hai mai visto questo tempio?" gli domandò lei. ""Vai fin laggiù e dimmi cosa ne pensi".
Affascinato dalla bellezza della donna, il bambino si recò nel luogo indicato. Si sedette sulla spiaggia e guardò l'orizzonte, ma non vide null'altro se non quello che era solito vedere: il cielo azzurro e l'oceano.
Deluso, si avviò verso un gruppo di casse abitate da pescatori e domandò loro di un'isola con un tempio.
"Si, c'era, ma tanto tempo fa, quando qui vivevano i miei bisnonni", disse un vecchio pescatore. "Poi ci fu un terremoto, e l'isola sprofondò nel mare. Eppure, anche se non possiamo più vedere l'isola, riusciamo ancora a sentire le campane del suo tempio, quando il mare le fa ondeggiare, laggiù sul fondo".
Il bambino ritornò alla spiaggia, e aspettò di udire le campane. Vi passò tutto il pomeriggio, ma riuscì a sentire soltanto il rumore delle onde e le strida dei gabbiani.
Quando giunse la sera, i suoi genitori andarono a prenderlo. Il mattino dopo, il bambino tornò alla spiaggia. Non poteva credere che una donna così bella potesse raccontare delle bugie. Se un giorno lei fosse tornata, avrebbe potuto dirle di non aver visto l'isola, ma di aver udito le campane del tempio, che rintoccavano per il movimento dell'acqua.
Così trascorsero alcuni mesi. La donna non tornò e il ragazzino la dimenticò. Adesso era intenzionato a scoprire le ricchezze e i tesori del tempio sommerso. Se avesse udito le campane, avrebbe potuto localizzarlo e recuperare il tesoro nascosto.
Ormai non lo interessavano più nè la scuola nè la combriccola di amici. Si tramutò nel divertimento preferito degli altri bambini, che solevano dire:" Lui non è più come noi. Preferisce starsene a guardare il mare, perchè ha paura di perdere quando giochiamo".
E, vedendo il bambino seduto in riva al mare, tutti ridevano.
Benchè non riuscisse a sentire le campane del tempio, il bambino apprendeva ogni giorno cose diverse. Si accorse che, dopo aver ascoltato a lungo il rumore delle onde, lo sciabordìo non lo distraeva più. Passò qualche tempo, e si abituò anche alle strida dei gabbiani, al ronzio delle api, al vento che sibilava tra le palme.
Sei mesi dopo l'incontro con la donna, il bambino era ormai capace di non lasciarsi distrarre da nessun rumore. Ma le campane del tempio sommerso non le aveva ancora udite.
Alcuni pescatori andavano a parlare con lui, e insistevano. "Noi le abbiamo sentite!" dicevano. Ma il ragazzino continuava a non sentirle. Qualche tempo dopo, i pescatori cambiarono tono: "Sei troppo concentrato sul suono delle campane laggiù. Lascia perdere, e torna a giocare con i tuoi amici. Forse soltanto i pescatori riescono a sentirle."
Dopo quasi un anno, il bambino si disse: "forse hanno ragione loro. E' meglio crescere, diventare pescatore e tornare tutte le mattine su questa spiaggia, perchè ho cominciato ad amarla". E pensò anche: "Forse è soltanto una leggenda. Con il terremoto le campane si sono spaccate e non rintoccheranno mai più".
Quel pomeriggio decise di tornare a casa.
Si avvicinò all'oceano, per congedarsi. Guardò ancora una volta lo spettacolo della natura, e allora siccome non era più concentrato sulle campane, potè sorridere al canto dei gabbiani,
al rumore del mare, al vento che sibilava tra le palme. Sentì in lontananza la voce dei suoi amici che giocavano, e si rallegrò al pensiero che ben presto sarebbe tornato ai giochi dell'infanzia.
Il bambino era contento. E, come soltanto un bambino sa fare, ringraziò di essere vivo. Sapeva di non avere perduto il proprio tempo, poichè aveva appreso a contemplare e a rispettare la natura.
A quel punto, sentendo il mare, i gabbiani, il vento, le foglie delle palme e le voci degli amici che giocavano, udì anche la prima campana.
E un'altra.
E poi un'altra ancora, finchè tutte le campane del tempio sommerso rintoccarono, riempiendolo di gioia.
Anni dopo, ormai adulto, ritornò al paese e alla spiaggia dell'infanzia. Non voleva più recuperare alcun tesoro in fondo al mare: forse era stato solo un frutto della sua fantasia, forse non aveva mai udito le campane sommerse in quel lontano pomeriggio della sua infanzia. Decise comunque di passeggiare sulla spiaggia, per ascoltare il rumore del vento e le strida dei gabbiani. Fu profondamente sorpreso nel vedere, seduta sulla sabbia, la donna che gli aveva parlato dell'isola con il tempio.
"Che cosa fai qui?" le domandò.
"Aspettavo te", rispose lei.
Lui notò che, sebbene fossero passati tanti anni, la donna aveva ancora lo stesso aspetto: il velo che le copriva i capelli non sembrava affatto sgualcito dal tempo.
Lei gli porse un quaderno azzurro, con le pagine bianche.
"Scrivi: 'Un guerriero della luce presta attenzione agli occhi di un bambino. Perchè quegli occhi sanno vedere il mondo senza amarezza. Quando desidera sapere se chi sta al suo fianco è degno di fiducia, cerca di vedere la maniera in cui lo guarda un bambino."
"Che cos'è un guerriero della luce?"
"Credo che tu lo sappia," rispose lei, sorridendo. "E' colui che è capace di lottare fino alla fine per qualcosa in cui crede, e di sentire allora le campane che il mare fa rintoccare nel suo letto".
Lui non si era mai ritenuto un guerriero della luce. La donna parve indovinare il suo pensiero: "Di questo sono capaci tutti. E nessuno ritiene di essere un guerriero della luce, benchè in effetti lo sia".
Lui guardò le pagine del quaderno. La donna sorrise di nuovo.
"Scrivi," disse lei infine.
Un guerriero della luce non dimentica mai la gratitudine.
Durante la lotta è stato aiutato dagli angeli. Le forze celestiali hanno messo ogni cosa al proprio posto, permettendo a lui di dare il meglio di sè.
I compagni commentano: "Com'è fortunato!" E talvolta il guerriero ottiene assai più di quanto le sue capacità consentano.
Perciò, quando il sole tramonta, si inginocchia e ringrazia il Manto Protettore che lo circonda.
La sua gratitudine, però, non è limitata al mondo spirituale: egli non dimentica mai gli amici, perchè il loro sangue si è mescolato con il suo sul campo di battaglia.
Un guerriero non ha bisogno che qualcuno gli rammenti l'aiuto degli altri: se ne ricorda da solo, e divide con loro la ricompensa.
Tutte le strade del mondo conducono al cuore del guerriero: egli s'immerge senza esitazioni nel fiume di passioni che scorre sempre attraverso la vita.
Il guerriero sa che è libero di scegliere ciò che desidera: le sue decisioni sono prese con coraggio, distacco e, talvolta, con una certa dose di follia.
Accetta le proprie passioni, e le vive intensamente. Sa che non è necessario rinunciare all'entusiasmo delle conquiste: esse fanno parte della vita, e ne gioisce con tutti coloro che ne partecipano.
Ma non perde mai di vista le cose durature, e i solidi legami creati attraverso il tempo.
Un guerriero sa distinguere ciò che è transitorio da quello che è definitivo.
Manuale del Guerriero della Luce
di
Paulo Coelho
Prologo
Il bambino notò che lei indossava strani abiti e che un velo le copriva i capelli. Non l'aveva mai vista prima.
"Hai mai visto questo tempio?" gli domandò lei. ""Vai fin laggiù e dimmi cosa ne pensi".
Affascinato dalla bellezza della donna, il bambino si recò nel luogo indicato. Si sedette sulla spiaggia e guardò l'orizzonte, ma non vide null'altro se non quello che era solito vedere: il cielo azzurro e l'oceano.
Deluso, si avviò verso un gruppo di casse abitate da pescatori e domandò loro di un'isola con un tempio.
"Si, c'era, ma tanto tempo fa, quando qui vivevano i miei bisnonni", disse un vecchio pescatore. "Poi ci fu un terremoto, e l'isola sprofondò nel mare. Eppure, anche se non possiamo più vedere l'isola, riusciamo ancora a sentire le campane del suo tempio, quando il mare le fa ondeggiare, laggiù sul fondo".
Il bambino ritornò alla spiaggia, e aspettò di udire le campane. Vi passò tutto il pomeriggio, ma riuscì a sentire soltanto il rumore delle onde e le strida dei gabbiani.
Quando giunse la sera, i suoi genitori andarono a prenderlo. Il mattino dopo, il bambino tornò alla spiaggia. Non poteva credere che una donna così bella potesse raccontare delle bugie. Se un giorno lei fosse tornata, avrebbe potuto dirle di non aver visto l'isola, ma di aver udito le campane del tempio, che rintoccavano per il movimento dell'acqua.
Così trascorsero alcuni mesi. La donna non tornò e il ragazzino la dimenticò. Adesso era intenzionato a scoprire le ricchezze e i tesori del tempio sommerso. Se avesse udito le campane, avrebbe potuto localizzarlo e recuperare il tesoro nascosto.
Ormai non lo interessavano più nè la scuola nè la combriccola di amici. Si tramutò nel divertimento preferito degli altri bambini, che solevano dire:" Lui non è più come noi. Preferisce starsene a guardare il mare, perchè ha paura di perdere quando giochiamo".
E, vedendo il bambino seduto in riva al mare, tutti ridevano.
Benchè non riuscisse a sentire le campane del tempio, il bambino apprendeva ogni giorno cose diverse. Si accorse che, dopo aver ascoltato a lungo il rumore delle onde, lo sciabordìo non lo distraeva più. Passò qualche tempo, e si abituò anche alle strida dei gabbiani, al ronzio delle api, al vento che sibilava tra le palme.
Sei mesi dopo l'incontro con la donna, il bambino era ormai capace di non lasciarsi distrarre da nessun rumore. Ma le campane del tempio sommerso non le aveva ancora udite.
Alcuni pescatori andavano a parlare con lui, e insistevano. "Noi le abbiamo sentite!" dicevano. Ma il ragazzino continuava a non sentirle. Qualche tempo dopo, i pescatori cambiarono tono: "Sei troppo concentrato sul suono delle campane laggiù. Lascia perdere, e torna a giocare con i tuoi amici. Forse soltanto i pescatori riescono a sentirle."
Dopo quasi un anno, il bambino si disse: "forse hanno ragione loro. E' meglio crescere, diventare pescatore e tornare tutte le mattine su questa spiaggia, perchè ho cominciato ad amarla". E pensò anche: "Forse è soltanto una leggenda. Con il terremoto le campane si sono spaccate e non rintoccheranno mai più".
Quel pomeriggio decise di tornare a casa.
Si avvicinò all'oceano, per congedarsi. Guardò ancora una volta lo spettacolo della natura, e allora siccome non era più concentrato sulle campane, potè sorridere al canto dei gabbiani,
al rumore del mare, al vento che sibilava tra le palme. Sentì in lontananza la voce dei suoi amici che giocavano, e si rallegrò al pensiero che ben presto sarebbe tornato ai giochi dell'infanzia.
Il bambino era contento. E, come soltanto un bambino sa fare, ringraziò di essere vivo. Sapeva di non avere perduto il proprio tempo, poichè aveva appreso a contemplare e a rispettare la natura.
A quel punto, sentendo il mare, i gabbiani, il vento, le foglie delle palme e le voci degli amici che giocavano, udì anche la prima campana.
E un'altra.
E poi un'altra ancora, finchè tutte le campane del tempio sommerso rintoccarono, riempiendolo di gioia.
Anni dopo, ormai adulto, ritornò al paese e alla spiaggia dell'infanzia. Non voleva più recuperare alcun tesoro in fondo al mare: forse era stato solo un frutto della sua fantasia, forse non aveva mai udito le campane sommerse in quel lontano pomeriggio della sua infanzia. Decise comunque di passeggiare sulla spiaggia, per ascoltare il rumore del vento e le strida dei gabbiani. Fu profondamente sorpreso nel vedere, seduta sulla sabbia, la donna che gli aveva parlato dell'isola con il tempio.
"Che cosa fai qui?" le domandò.
"Aspettavo te", rispose lei.
Lui notò che, sebbene fossero passati tanti anni, la donna aveva ancora lo stesso aspetto: il velo che le copriva i capelli non sembrava affatto sgualcito dal tempo.
Lei gli porse un quaderno azzurro, con le pagine bianche.
"Scrivi: 'Un guerriero della luce presta attenzione agli occhi di un bambino. Perchè quegli occhi sanno vedere il mondo senza amarezza. Quando desidera sapere se chi sta al suo fianco è degno di fiducia, cerca di vedere la maniera in cui lo guarda un bambino."
"Che cos'è un guerriero della luce?"
"Credo che tu lo sappia," rispose lei, sorridendo. "E' colui che è capace di lottare fino alla fine per qualcosa in cui crede, e di sentire allora le campane che il mare fa rintoccare nel suo letto".
Lui non si era mai ritenuto un guerriero della luce. La donna parve indovinare il suo pensiero: "Di questo sono capaci tutti. E nessuno ritiene di essere un guerriero della luce, benchè in effetti lo sia".
Lui guardò le pagine del quaderno. La donna sorrise di nuovo.
"Scrivi," disse lei infine.
Un guerriero della luce non dimentica mai la gratitudine.
Durante la lotta è stato aiutato dagli angeli. Le forze celestiali hanno messo ogni cosa al proprio posto, permettendo a lui di dare il meglio di sè.
I compagni commentano: "Com'è fortunato!" E talvolta il guerriero ottiene assai più di quanto le sue capacità consentano.
Perciò, quando il sole tramonta, si inginocchia e ringrazia il Manto Protettore che lo circonda.
La sua gratitudine, però, non è limitata al mondo spirituale: egli non dimentica mai gli amici, perchè il loro sangue si è mescolato con il suo sul campo di battaglia.
Un guerriero non ha bisogno che qualcuno gli rammenti l'aiuto degli altri: se ne ricorda da solo, e divide con loro la ricompensa.
Tutte le strade del mondo conducono al cuore del guerriero: egli s'immerge senza esitazioni nel fiume di passioni che scorre sempre attraverso la vita.
Il guerriero sa che è libero di scegliere ciò che desidera: le sue decisioni sono prese con coraggio, distacco e, talvolta, con una certa dose di follia.
Accetta le proprie passioni, e le vive intensamente. Sa che non è necessario rinunciare all'entusiasmo delle conquiste: esse fanno parte della vita, e ne gioisce con tutti coloro che ne partecipano.
Ma non perde mai di vista le cose durature, e i solidi legami creati attraverso il tempo.
Un guerriero sa distinguere ciò che è transitorio da quello che è definitivo.
Manuale del Guerriero della Luce
di
Paulo Coelho
Prologo
La Candela e il Fiammifero
Un giorno un modesto fiammifero si avvicinò a una bellissima candela ben decorata, con lo stoppino bianco teso in alto verso il cielo.
Il fiammifero rivolgendosi alla candela disse: «Ho l'incarico di accenderti».
«Oh no!» rispose la candela spaventata.
«Giammai! Se brucio, i miei giorni saranno contati, e nessuno ammirerà più la mia bellezza perfetta».
Il fiammifero con molto riguardo le rispose: «Vorresti rimanere fredda e rigida per sempre? Quale prospettiva di vita potrai mai avere?»
«Bruciare mi procurerà dolore e consumerà le mie energie», sussurrò la candela piena la paura.
«È vero!» rispose il fiammifero. «Ma è proprio questo il segreto del nostro compito: io e te siamo chiamati a essere luce. Quello che io posso fare da solo è ben poco. Esisto soltanto per accendere il fuoco in te. Se mi impedisci ciò, la mia vita sarà priva di senso. Tu sei una candela e il tuo compito è splendere per gli altri e offrire calore. Ogni energia consumata e ogni dolore che offri in sacrificio saranno trasformati in luce. Nel consumarti tu non sarai perduta. Altri continueranno a portare avanti il tuo fuoco. Se ti rifiuti di bruciare, perirai».
Adesso la candela aveva compreso e senza esitare protese lo stoppino al fiammifero e disse: «Ti prego, accendimi!»
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Il fiammifero rivolgendosi alla candela disse: «Ho l'incarico di accenderti».
«Oh no!» rispose la candela spaventata.
«Giammai! Se brucio, i miei giorni saranno contati, e nessuno ammirerà più la mia bellezza perfetta».
Il fiammifero con molto riguardo le rispose: «Vorresti rimanere fredda e rigida per sempre? Quale prospettiva di vita potrai mai avere?»
«Bruciare mi procurerà dolore e consumerà le mie energie», sussurrò la candela piena la paura.
«È vero!» rispose il fiammifero. «Ma è proprio questo il segreto del nostro compito: io e te siamo chiamati a essere luce. Quello che io posso fare da solo è ben poco. Esisto soltanto per accendere il fuoco in te. Se mi impedisci ciò, la mia vita sarà priva di senso. Tu sei una candela e il tuo compito è splendere per gli altri e offrire calore. Ogni energia consumata e ogni dolore che offri in sacrificio saranno trasformati in luce. Nel consumarti tu non sarai perduta. Altri continueranno a portare avanti il tuo fuoco. Se ti rifiuti di bruciare, perirai».
Adesso la candela aveva compreso e senza esitare protese lo stoppino al fiammifero e disse: «Ti prego, accendimi!»
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sabato 23 agosto 2014
Poesia Claudia - Cuore disegnato a mano
Amare da lontano dentro di me il cuore vive la storia di un amore che non finirà mai il cuore i suoi grandi spazi dove conservi i ricordi che vedi come sfumature del vento le lacrime cadono come pezzi di vetro gli occhi vedono la tua immagine da lontano un emozione e la vita Amare con una penna in mano senza inchiostro e un foglio di carta stropicciato deluso e afflitto immagino la tua voce i tuoi gesti come sorrisi del sole ti vivo dentro come l’aria del mattino piango con la rugiada dei fiori sotto una pioggia di petali di rosa Amare ancora senza più dirtelo ma vivendolo questo amore come un sogno senza svegliarmi mi sembrerà di averti vicino sentendoti nel cuore e nell’anima per tutta la vita..
Claudia
Claudia
Fotografia di Claudia 23 Agosto 2014
Poesia di Claudia - Sole
Sole, tu che brilli ovunque e sul mare depositi i tuoi raggi luminosi tu che scaldi le mie vene tu sole che inebri le giornate tu sole che rivesti di calore il corpo tu sole che fai storia nei cieli tu sole che ti esprimi con la luce sappi così tondo come sei che righi il mio viso di colore sappi che nemmeno la notte può cancellarti perché verso sera ti fondi con la luna.
Claudia
Fotografia di Claudia
Claudia
Fotografia di Claudia
venerdì 22 agosto 2014
giovedì 21 agosto 2014
Camminando
Camminando si apprende la vita
camminando si conoscono le persone
camminando si sanano le ferite del giorno prima.
Cammina, guardando una stella
ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi.
Cammina, cercando la vita,
curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo
del cammino percorso.
(Ruben Blades)
camminando si conoscono le persone
camminando si sanano le ferite del giorno prima.
Cammina, guardando una stella
ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi.
Cammina, cercando la vita,
curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo
del cammino percorso.
(Ruben Blades)
L'intelligenza
L'Intelligenza è quella scintilla
che rende l'Uomo capace di cambiare.
Il Distacco è lo sguardo dell'Anima,
che offre la Vista all'Intelligenza,
donandole l'intuito.
La Speranza è quella Luce Interiore,
che sollevando l'Anima,
la cambia
e le insegna ad Amare
(Anonimo)
che rende l'Uomo capace di cambiare.
Il Distacco è lo sguardo dell'Anima,
che offre la Vista all'Intelligenza,
donandole l'intuito.
La Speranza è quella Luce Interiore,
che sollevando l'Anima,
la cambia
e le insegna ad Amare
(Anonimo)
Donna
Donna: che cammina controvento in una vita senza tempo
:con occhi profondi come oceani che specchiano il profondo blu stellato
che cambia pelle per amore ricambiato
che dona l'anima ... SA di non ritrovarsi a raccattarne i cocci sola in se stessa; nel tempo silente delle sofferenze mute
silente; fa ballare la propria anima sulla spiaggia al tramonto … affascinato, muto mi sorprendo, cogliere l'attimo mentre lotta contro il proprio istinto..mentre passeggia nel proprio dolore a piedi nudi su cocci taglienti ed infuocati mentre affronta onde che ad ogni mareggiata sono sempre più alte e minacciose
che ad occhi chiusi, ascolta una musica lenta che rende ancora più salate le lacrime
con orgoglio di nodo in gola rinuncia alla felicità
con occhi di cuore, fotografa quegli splendidi ma così fugaci attimi in cui si sente abbracciata dall'amore sa . mantenerlo vivo e colorato per sempre apro gli occhi di cuore; la vedo nell'istante mentre dissemina briciole di se stessa lungo il percorso del treno colmo di vagoni impazziti
urla rabbia muta, contro vetri tremolanti di una casa diventata prigione sorride di gioia a chi le vorrebbe donare vita
che non si ferma davanti a nulla, incidendosi per rinascere da ferite aperte che sanno sanguinare vita
che ha fatto un nodo ad ogni lacrima sa, sente; c'è chi li scioglie
non so fermare cuore di niente vale di più non so far piangere ogni lacrima è un po' di lei stessa che se ne va
Non so farla aspettare da sola ed impaurita seduta sul confine della pazzia L'amo davvero con tutto me stesso la stringo e proteggo lotto per lei piango con lei per donarle il più bel raggio di sole ogni giorno che tenga sempre accesa la luce dei suoi occhi quella luce è speranza...è amore è puro, spirito è vento.
(Anonimo)
:con occhi profondi come oceani che specchiano il profondo blu stellato
che cambia pelle per amore ricambiato
che dona l'anima ... SA di non ritrovarsi a raccattarne i cocci sola in se stessa; nel tempo silente delle sofferenze mute
silente; fa ballare la propria anima sulla spiaggia al tramonto … affascinato, muto mi sorprendo, cogliere l'attimo mentre lotta contro il proprio istinto..mentre passeggia nel proprio dolore a piedi nudi su cocci taglienti ed infuocati mentre affronta onde che ad ogni mareggiata sono sempre più alte e minacciose
che ad occhi chiusi, ascolta una musica lenta che rende ancora più salate le lacrime
con orgoglio di nodo in gola rinuncia alla felicità
con occhi di cuore, fotografa quegli splendidi ma così fugaci attimi in cui si sente abbracciata dall'amore sa . mantenerlo vivo e colorato per sempre apro gli occhi di cuore; la vedo nell'istante mentre dissemina briciole di se stessa lungo il percorso del treno colmo di vagoni impazziti
urla rabbia muta, contro vetri tremolanti di una casa diventata prigione sorride di gioia a chi le vorrebbe donare vita
che non si ferma davanti a nulla, incidendosi per rinascere da ferite aperte che sanno sanguinare vita
che ha fatto un nodo ad ogni lacrima sa, sente; c'è chi li scioglie
non so fermare cuore di niente vale di più non so far piangere ogni lacrima è un po' di lei stessa che se ne va
Non so farla aspettare da sola ed impaurita seduta sul confine della pazzia L'amo davvero con tutto me stesso la stringo e proteggo lotto per lei piango con lei per donarle il più bel raggio di sole ogni giorno che tenga sempre accesa la luce dei suoi occhi quella luce è speranza...è amore è puro, spirito è vento.
(Anonimo)
Milano ad Agosto - Claudia
Milano ad agosto, nel silenzio poche persone, l'asfalto tutto in torno, nel centro con tanto di storia, poco lontano, il Duomo le sue statue sulle guglie, e la Madonnina dorata, come una lucina di lucciola, Milano ad agosto, camminando tra le vie, scorgi negozi chiusi, giardini isolati, balconi fioriti, ma soli, che sperano nella pioggia, per dissetarsi, Milano ad agosto, libere le strade dal traffico, giro in bicicletta, tra un angolo, e una rotonda, torno in periferia, ciao Milano..
Claudia 21 Agosto 2014
Fotografia di Claudia 17 Agosto 2014
Fotografia di Claudia 17 Agosto 2014
mercoledì 20 agosto 2014
martedì 19 agosto 2014
Quando l'amore chiama - Khalil Gibran
Quando l'amore chiama, seguitelo
anche se ha vie sassose e ripide.
E quando vi parla credete in lui
benché la sua voce possa
disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché come l'amore vi esalta così
vi crocifigge e come vi matura così vi poterà.
E vi consegna al suo sacro fuoco
perché voi siate il pane santo
della mensa di Dio.
Tutto ciò compie l'amore in voi
affinché conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.
L'amore non dà nulla fuorché se stesso
e non coglie nulla se non in se stesso.
L'amore non possiede
né vorrebbe essere posseduto
perché l'amore è sufficiente all'amore.
E non pensate di dirigere l'amore
perché se vi trova degni è lui che vi conduce.
L'amore non desidera che consumarsi!
Se amate davvero siano questi i vostri desideri:
destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d'amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l'amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.
Khalil Gibran
anche se ha vie sassose e ripide.
E quando vi parla credete in lui
benché la sua voce possa
disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché come l'amore vi esalta così
vi crocifigge e come vi matura così vi poterà.
E vi consegna al suo sacro fuoco
perché voi siate il pane santo
della mensa di Dio.
Tutto ciò compie l'amore in voi
affinché conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.
L'amore non dà nulla fuorché se stesso
e non coglie nulla se non in se stesso.
L'amore non possiede
né vorrebbe essere posseduto
perché l'amore è sufficiente all'amore.
E non pensate di dirigere l'amore
perché se vi trova degni è lui che vi conduce.
L'amore non desidera che consumarsi!
Se amate davvero siano questi i vostri desideri:
destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d'amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l'amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.
Khalil Gibran
Preghiera per l'italia di Giovanni Paolo II
O Dio, nostro Padre,
ti lodiamo e ringraziamo.
Tu che ami ogni uomo
e guidi tutti i popoli
accompagna i passi della nostra nazione,
spesso difficili ma colmi di speranza.
Fa’ che vediamo
i segni della tua presenza
e sperimentiamo la forza del tuo amore,
che non viene mai meno.
Gloria a te, o Padre,
che operi tutto in tutti.
Signore Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo,
fatto uomo nel seno della Vergine Maria,
ti confessiamo la nostra fede.
il tuo Vangelo
sia luce e vigore per le nostre scelte
personali e sociali.
La tua legge d’amore
conduca la nostra comunità civile
a giustizia e solidarietà,
a riconciliazione e pace.
Gloria a te, o Figlio,
che per amore ti sei fatto nostro servo.
Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio,
con fiducia ti invochiamo.
Tu che sei maestro interiore
svela a noi i pensieri e le vie di Dio.
Donaci di guardare le vicende umane
con occhi puri e penetranti,
di conservare l’eredità di santità e civiltà
propria del nostro popolo,
di convertirci nella mente e nel cuore
per rinnovare la nostra società.
Gloria a te, o Spirito Santo
che semini i tuoi doni nei nostri cuori.
Gloria a te, o Santa Trinità,
che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen
Papa Giovanni Paolo II
ti lodiamo e ringraziamo.
Tu che ami ogni uomo
e guidi tutti i popoli
accompagna i passi della nostra nazione,
spesso difficili ma colmi di speranza.
Fa’ che vediamo
i segni della tua presenza
e sperimentiamo la forza del tuo amore,
che non viene mai meno.
Gloria a te, o Padre,
che operi tutto in tutti.
Signore Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo,
fatto uomo nel seno della Vergine Maria,
ti confessiamo la nostra fede.
il tuo Vangelo
sia luce e vigore per le nostre scelte
personali e sociali.
La tua legge d’amore
conduca la nostra comunità civile
a giustizia e solidarietà,
a riconciliazione e pace.
Gloria a te, o Figlio,
che per amore ti sei fatto nostro servo.
Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio,
con fiducia ti invochiamo.
Tu che sei maestro interiore
svela a noi i pensieri e le vie di Dio.
Donaci di guardare le vicende umane
con occhi puri e penetranti,
di conservare l’eredità di santità e civiltà
propria del nostro popolo,
di convertirci nella mente e nel cuore
per rinnovare la nostra società.
Gloria a te, o Spirito Santo
che semini i tuoi doni nei nostri cuori.
Gloria a te, o Santa Trinità,
che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen
Papa Giovanni Paolo II
lunedì 18 agosto 2014
Colorata si sole diventi fiore - Poesie di Claudia
Meravigliose dalle farfalle nel verde campo della mia speranza sbocciano fiori nel giardino delle meraviglie del mondo danze di suoni illumina silenzi la melodia arpe nel cielo sento un canto qui accanto lucente il mare si muove lento come il nostro desiderio ci fa felici il candido profumo di una rosa regina dei fiori nostre giornate con carezze di mare per più lodare spicchiamo il volo cercando di volare radici d'acqua che faranno crescere la nostra vita vero affetto colorata di sole diventi fiore.
Claudia
Claudia
domenica 17 agosto 2014
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